La zingara indovina, gli Occhiuto, la Calabria e i finti ingenui

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images La zingara indovina, gli Occhiuto, la Calabria e i finti ingenui
Franco Cimino
  13 ottobre 2019 18:48

Non c’era bisogno della zingara della vecchia e simpatica canzone napoletana, per capire che Mario Occhiuto si sarebbe candidato a presidente della Regione. Dico si sarebbe candidato e non che sarebbe stato candidato. La stessa zingara, non avrebbe dovuto indovinare che se fosse stato candidato da qualche soggetto politico, questo non avrebbe potuto essere che Forza Italia.
 
E, ancora, non avrebbe dovuto fare alcuno sforzo per scoprire che questo partito sarebbe stato il solo del centrodestra che lo avrebbe sostenuto, per la stessa ragione, non difficile da svelare, che il Salvini di oggi e la Meloni di sempre, non avrebbero mai potuto accettare quella candidatura, e non per motivi etici bensì strumentali, essendo ambedue impegnati nella dura opposizione all’attuale governo con la ben nutrita aspirazione a sostituirlo quanto prima.
 
Ma, la stessa zingara non dovrà neppure impegnarsi per intuire che la dichiarata dissociazione della Lega rispetto a Occhiuto, registrata all’indomani di una ritrovata piena intesa nel centrodestra proprio sulla spartizione delle presidenze nelle regioni che andranno al voto in questi tre mesi, non può che essere soltanto tattica e perciò di facciata e “ accomodante”, non potendosi Salvini e Meloni caricarsi la responsabilità di una pesante sconfitta in Calabria in luogo di una vittoria quasi certa. Questo lo scopriranno, di loro, i calabresi quando vedranno le liste e il candidato della Lega e il numero delle forze civiche che lo sosterranno. È davvero ipotizzabile, che saranno deboli e pochissime. Come debolissimo sarà il candidato a presidente, anche perché, non potendo arrivare secondo alle elezioni, non avrebbe neppure la possibilità di entrare in Consiglio.
 
Che il candidato di Forza Italia non sarebbe potuto essere che il sindaco di Cosenza, lo dimostrano mille fatti. Ne espongo solo tre. Il primo è che Occhiuto sia partito in “pompa magna” circa un anno fa, mettendo in campo una forza elettorale, organizzativa e, quindi, anche finanziaria, sbalorditiva. Il secondo, è che Mario sia il fratello di Roberto, il forte vicepresidente dei deputati di quel partito, con il quale ha costruito un potere familiare che, a elezione avvenuta, potrebbe risultare più forte di quelli, sempre cosentini in questa consuetudine “ familistica, costruiti da Mancini, Principe, Nucci, un pochino Antoniozzi e i Gentile.
 
A questo si aggiunga la immediata piena adesione dell’agguerrito Vittorio Sgarbi e di Mara Carfagna che qui, in Calabria e, soprattutto, a Roma, ha sempre affermato che da Occhiuto ( o dagli Occhiuto, che suona meglio)non si torna indietro. E Mara Carfagna, in questa stagione di forti sommovimenti politici e di progressivo indebolimento di uno stanco Berlusconi, non è una semplice signora che abita sullo stesso pianerottolo. Da tempo la vicepresidente della Camera ha raggiunto, non solo dentro il suo partito, una visibilità e una credibilità di gran lunga superiore al suo antico fascino di donna molto bella e intelligente. E il suo peso oggi lo fa sentire con garbo femminile e virulenza maschile.
 
È per questa ragione, che dentro il centrodestra e, segnatamente, nell’esercito armato del Cavaliere, non sono state avanzate molte altre candidature. Le pochissime, sono nate sulla “ speranza” di un intoppo di natura giudiziaria nella aspirazione di Mario, atteso che la possibilità di succedergli il fratello, non è stata neppure presa in considerazione da quella “ famiglia”. Occhiuto e basta! E qui la zingara non avrebbe potuto dire nulla di sorprendente se, nelle pieghe di una lunga attesa, fosse emersa la decisa volontà del cosentino più popolare oggi, di restare candidato anche senza i partiti e con le sole numerose liste che ufficialmente ha comunicato di tenere nel cassetto.
 
Berlusconi, che ha sempre considerato le iniziative delle Procure ininfluenti e strumentali e le vicende personali dei singoli non utilizzabili nelle loro carriere, si sarebbe mai consentito il lusso di perdere in un sol colpo il governo della Calabria, i due terzi della rappresentanza in quella regione e una buona pattuglia di parlamentari? E poi, per fare un piacere a Salvini che, finora gli è stato più dannoso di Crozza e di Sabina e Corrado Guzzanti messi
insieme? È proprio scemo chi l’avrà pensato. Nel teatrino della politica nazionalcalabrese, dove a decidere sono sempre i romani senza spettatori in sala, e con tutti davanti alle stesse televisioni, che danno, a reti unificate, la stessa rappresentazione di un’Italia addormentata e incolta, questo è. Non c’è da attendere altro di diverso nel centrodestra da quanto appena descritto. Vedrete che ripartirà subito la gara del “chi salta sul carro di Occhiuto”, considerato il vincitore. E l’altra del “ chi tradisci chi” , unita a quella più ambita del” chi ha cambiato più casacche” in vita sua.
 
L’unica vera sorpresa, ma non per la zingara, potrebbe venire dai palazzi di Giustizia. E, questa, sinceramente, non la auspico e la aborro fortemente. I calabresi, una volta che siano correttamente informati, e dal sistema della comunicazione e dal dibattito politico, sulla “ vita e le opere” , i pensieri, le omissioni e le intenzioni, dei singoli protagonisti, abbiano il pieno diritto e dovere di votare come gli aggrada. La digitazione incontrollata aveva scritto aggrava. Forse, aveva più ragione del mio mio verbo. La speranza è che questa volta tutti si assumano per intero ogni responsabilità e la smettano di lamentarsi sempre delle colpe degli altri. Un popolo vero, per quante dominazioni possa avere subito, il destino, in buona parte, se lo procura da sé.
 
 
 
 
                                                                                       Franco Cimino

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