Lavoratori sfruttati nei supermercati Paoletti nel Soveratese, in 4 a processo (NOMI)

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images Lavoratori sfruttati nei supermercati Paoletti nel Soveratese, in 4 a processo (NOMI)
Il Tribunale di Catanzaro
  28 aprile 2025 15:50

Il processo inizierà il prossimo 10 giugno davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Catanzaro.

Il gup Mario Santoemma ha rinviato a giudizio Antonio Citriniti, di Catanzaro; Paolo Giordano di Catanzaro; Maria Teresa Panariello, di Avellino e Giorgio Rizzuto residente a Catanzaro. E ancora le società Food&More srl e Paoletti spa, entrambe con sede legale a Montepaone. Per altri sei imputati, il sindacalista Vito Doria, residente a Satriano; Vittorio Fusto, residente a Girifalco; Tiziana Nisticò, di Satriano, l’imprenditore Paolo Paoletti, di Soverato; Rosario Paoletti Martinez, residente a Soverato e Anna Valentino, residente a Soverato, che hanno optato per il rito abbreviato, il processo proseguirà il prossimo 18 giugno, giorno della requisitoria del pubblico ministero. LEGGI QUI

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Le accuse, scaturite dall’attività di indagine svolta dal Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Catanzaro, sono quelle di associazione per delinquere finalizzata a plurimi episodi di sfruttamento del lavoro, estorsivi e di falsità ideologica del privato in atto pubblico.

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Sulla  base degli elementi acquisiti, era emerso che, sotto le direttive del titolare delle imprese ed approfittando della condizione di necessità e vulnerabilità derivante da precarietà economica, gli imputati avrebbero imposto condizioni di lavoro degradanti e pericolose sul luogo di lavoro ad oltre 60 dipendenti, violando sistematicamente la normativa sull’orario di lavoro, corrispondendo una retribuzione palesemente inadeguata o comunque insufficiente rispetto alla quantità e qualità del lavoro svolto (4,00 euro all’ora, a fronte di una prestazione di attività lavorativa di oltre 50 ore a settimana) o sottraendo parte della retribuzione (con restituzione in contanti), limitando il godimento dei giorni di riposo settimanale e delle ferie annuali, garantiti dalla legge, con fruizione di sole due settimane di ferie all’anno, costringendo i lavoratori ad operare in ambienti che non rispettavano le norme di sicurezza ed a falsificare la natura dell’infortunio, non dichiarando gli infortuni sul lavoro come tali, ma indicandoli come incidente domestico, impedendo così di ottenere le necessarie tutele previdenziali e risarcitorie previste dalla legge.

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