L'avvocato Iacopino e il professor Bilotti: i due calabresi a Chicago per il decimo congresso dei costituzionalisti americani

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Bilotti e Iacopino all'Università Loyola di Chicago
  11 novembre 2019 16:26

di GIORGIA RIZZO

Si è concentrato sulla crisi della sovranità del diritto globale il decimo congresso dei costituzionalisti americani, tenutosi all'Università Loyola di Chicago venerdì scorso. A dare il proprio contributo, fra importanti studiosi provenienti da tutto il mondo, anche il professor Domenico Bilotti, docente di Diritto e religioni all'Università Magna Graecia di Catanzaro, e l'avvocato Francesco Iacopino

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L'intervento del professor Bilotti si è soffermato sulle principali differenze tra i sistemi di common law e quelli di civil law, a partire dalla matrice culturale, etica e religiosa della nozione giuridica di sovranità.

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"Avverto un certo orgoglio a vedere sotto il mio nome, a un'assise così importante, la titolazione del mio Ateneo, l'università Magna Graecia, e del mio Dipartimento, di Giurisprudenza, Economia e Sociologia. Apparentemente marginalizzati alle periferie dell'Impero da anni di pessima legislazione universitaria, il profilo e l'originalità dei nostri studi mantiene e accresce l'interesse che i nostri metodi, le nostre scuole e i nostri temi suscitano nella comunità scientifica internazionale - ha dichiarato Bilotti - Soprattutto quando incrociamo il dato normativo vivente con le esigenze sostanziali di tutela delle persone. Nell'incontro tra le culture, esplorare la relazione qualificata tra il diritto e le religioni, il diritto e le culture, il diritto e l'economia, è la conferma della validità professionale del diritto ecclesiastico e canonico. Superare le retoriche sulla sovranità, sulla nazione e sul populismo passa necessariamente da una riflessione sistematica sul nostro diritto e sui suoi strumenti, legali e materiali, di attuazione".

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L'avvocato Iacopino ha invece presentato per la prima volta il Manifesto del diritto penale liberale, adottato dall'Unione Italiana delle Camere penali e redatti da accademici e legali italiani, che suggerisce un'inversione di rotta rispetto alle politiche securitarie transnazionali in materia di processo penale, misure di prevenzioni e condizione dei detenuti. "Un’esperienza straordinaria e molto stimolante che mi ha permesso di vivere, non solo il privilegio di intervenire, da avvocato penalista, quale relatore in uno dei più prestigiosi atenei americani, ma anche l’onore di rappresentare la comunità dei penalisti italiani, in un contesto così elevato. Credo non potesse esserci palcoscenico migliore per la prima uscita del ‘nostro’ Manifesto oltre i confini nazionali. Nell’occasione, ho avuto modo di registrare, di fronte a una platea di studiosi geograficamente eterogenea, come i temi del populismo e della crisi del garantismo penale siano molto avvertiti anche negli altri paesi". 

Un orgoglio per l'Ateneo catanzarese e per l'intera Calabria. 

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