"Le vere priorità? Un nuovo piano sanitario e il riequilibrio del finanziamento alla Calabria"

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L'ospedale di Cetraro
  09 agosto 2019 14:49

di INNOCENZA GIANNUZZI* 

Ulteriore arretramento della sanità calabrese ed incremento notevole del disavanzo sono stati evidenziati dal tavolo interministeriale di verifica (tavolo Adduce). Nomine dei direttori generali delle aziende sanitarie ed ospedaliere: solo due su nove hanno accettato l’incarico. I manager e medici calabresi dirigono in tutta Italia importanti e prestigiose strutture ospedaliere ed universitarie, ma in Calabria per paradosso li dobbiamo importare da altre regioni e pagarli con stipendi più alti.

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La ministra della sanità on. Grillo, dopo questi primi risultati, si è preoccupata di redigere protocolli di attività con la Guardia Di Finanza e di chiedere alla regione Veneta la disponibilità ad affiancare la regione Calabria (ma non siamo già affiancati dalla Agenas… e non avremmo troppi volenterosi affiancatori..? ).

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Tra i tanti problemi della sanità due meritano una particolare menzione: a) la mancanza di un piano sanitario vero e proprio; b) il sottofinanziamento del sistema da parte del fondo nazionale.

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A riguardo del primo ci pare assai interessante la proposta di “una riforma della sanità in Calabria” elaborata da dott. Rubens Curia, che, richiamando in parte i contenuti dell’ultimo Piano Sanitario Regionale, se calata nelle varie realtà territoriali ed attualizzata in un disegno strategico complessivo di riorganizzazione, può fornire una valida base per quel nuovo piano, che aspettiamo da anni.

Per il secondo punto, e qui la ministra Grillo doveva intervenire con decisione e non lo ha fatto, bisogna modificare i criteri di ripartizione del fondo sanitario nazionale: attualmente e da anni tengono conto esclusivamente o quasi della anzianità della popolazione residente( che è più anziana nelle regioni del Nord) così vengono maggiormente finanziate tali regioni: infatti vengono erogati oltre 1,800 euro pro capite al Nord e 1,700 euro pro capite alla Calabria. Chi ha più risorse può spendere di più, persino splafonando il tetto imposto: così si sono comportate la Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte..

In conclusione ( rapporto Cimbe) i nostri ammalati sono “costretti” a farsi curare al Nord e contribuiamo ad arricchire le casse di tali regioni: il Veneto nel 2016 ha un saldo in + di 161 milioni e nel 2017 in +138, la Calabria, che in parte lo determina, ha un saldo negativo nel 2016 di meno 319 e nel 2017 di meno 278.

Noi meridionali, poveri e stupidi, finiamo così per finanziare la sanità del Nord, che migliora sempre più, mentre la nostra sprofonda …. Quando si invertirà il flusso, ridandoci le risorse che ci competono e che ci vengono sottratte; le potremo investire in strutture, personale e tecnologie, dimostreremo efficienza ed efficacia e potremo competere con gli altri sistemi sanitari; liberandoci da leggende costruite ad arte.

Infine ringraziamo per la sua disponibilità il presidente Zaia, il paladino della autonomia differenziate nella versione veneta, un consiglio: impieghi le sue energie nel correggere i cattivi esempi della sua regione , dove corruzione, lotte di potere ed altro…tengono ferme alcune opere (Mose, Pedemontana Veneta, TAV, Pi-Ru-Bi, che incidono sulla fiscalità generale di noi tutti oltre per 10 miliardi), per non parlare poi del deficit delle compartecipate. Si impegni, invece, per modificare la ripartizione del fondo nazionale per la sanità: se lo farà gli saremo grati.

*Presidente Consorzio Blu Calabria 

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