di ENZO COSENTINO
Armiamoci e…partite: un vecchio detto? Certamente! Ma, pur essendo un luogo comune, è una espressione tipica e storica rappresentativa di un filosofia politico-sociale del nostro Paese. Che si sta ripetendo in questi giorni, in queste ore dalle nostre parti, in occasione della riapertura dell’anno scolastico. Il fatidico 24 settembre, cioè domani, data fissata (ad libidum?) per una ripartenza dell'intera rete scolastica, salta. Un rinvio necessario, perchè la rete, da anni, presenta vistose smagliature. E ad aggravare situazioni ataviche c’è anche la necessità di salvaguardare non solo e soltanto la popolazione scolastica, ma l’intero impianto delle comunità da “mostro Covid19”.
Scuole, tante, non ancora in grado ad essere presentate con certificato di garanzia di rigoroso “anti Covid”. E non è soltanto questione di banchi con le rotelle. E dire che - se non ricordo male, e non ricordo male - il Sindaco della Capitale della Calabria, Sergio Abramo, in tempi di discussione sui tempi della riapertura, almeno per quanto concerne il territorio di competenza (tutta la provincia essendo anche Presidente dell’Ente Provincia) aveva manifestato timori e avanzato la proposta – a mio avviso, e quasi sicuramente di tanti genitori, sensata - di una ripartenza all'1 ottobre prossimo. Bocciata e senza alcuna eco della parte politica avversa (centrosinistra) a quella cui il Sindaco Abramo appartiene. Salvo a sentire in sede di Consiglio Regionale l’opposizione di centrosinistra chiedere un voto dell’aula per uno silttamento. E poi il “no” grande come una casa dell’assessore regionale alla cultura che comprende la Scuola, professoressa Savaglio.
Negazione che, a quanto si dice, non ha convinto neppure spezzoni del centrodestra regionale sulla vicenda. E così va in scena la data del 24 settembre. “Attacca u’ ciuccio duva vo’ u patruna”. Qualcuno ha forse “ragliato a sproposito o troppo frettolosamente? Poco importa: nel Capoluogo e in alcuni centri della provincia la scuola non riparte in contemporanea. Slittamento decretato dal grido di dolore di tanti sindaci calabresi,che hanno avuto la meglio.
Se le scuole non sono ancora pronte, le difficoltà di renderle tali permangono e le garanzie di tutela anticovid non pienamente garantite, è giusto che non si mandino alla sbaraglio i nostri figli, i nostri nipoti. Perché è questa generazione che dovremmo curare con maggiore attenzione, responsabilità politica, senso del dovere civico. E’ il futuro del nostro Paese, della nostra regione, nell’auspicio che sia un tantino diversa da quella attuale.
E’ possibile? Per ora comunque si pensi a chiudere nel migliore dei modi il capitolo Scuola. Perché una buona Scuola inclusiva, funzionale ed efficace è una leva di crescita sociale così come lo è la sanità: altro capitolo dolens e non un’altra storia!
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