"La cosa che mi preoccupa di più è che andremo a votare con questa legge elettorale, la peggiore della storia italiana perché non consente e non ha consentito a noi elettori di scegliere i nostri parlamentari. Una legge fatta proprio perché i leader politici potessero scegliere i propri parlamentari. Temo che le conseguenze negative di questa legge elettorale emergeranno, le regole del gioco in democrazia sono importanti".
A dirlo, è scritto in una nota, è stato Enrico Letta, a Caccuri per il premio letterario omonimo. "Se si rompe la maggioranza con uno dei due partiti che vota la mozione di sfiducia al Presidente - ha aggiunto - non può essere il governo sfiduciato da un partito di quello stesso governo a condurre il Paese in questa fase di transizione, ci vorrebbe un governo di garanzia. Se si andasse al voto per i toni di questi ultimi tempi, penso che queste elezioni saranno seconde solo a quelle del 1948 per importanza e fattori in gioco. L'arbitro per eccellenza, ovvero il Presidente della Repubblica, deve assumere la responsabilità del corretto percorso che condurrà al voto".
Letta è stato netto: "È evidente che c'è una sproporzione enorme tra un campo che ha un leader riconoscibile e le altre forze. Salvini è diventato un personaggio che ha occupato il campo politico, dalle altre parti non è così; ma aggiungo che noi siamo una Repubblica parlamentare, ovvero i governi si fanno in parlamento perché noi elettori abbiamo detto no a una Riforma costituzionale che avrebbe trasformato il nostro sistema in un sistema presidenziale. Non possiamo lamentarci di una cosa che abbiamo fatto noi. Sarà il parlamento a decidere la caduta di questo governo, e non sarà Salvini a decidere quando si andrà alle elezioni. Il fatto che il Centrosinistra non abbia un capo non è un fattore necessariamente negativo, se però non si crea il caos e l'anarchia".
Ma a Caccuri è arrivato anche Carlo Cottarelli e anche lui, ovviamente, ha parlato di politica. "Il problema fondamentale è che la prossima legge di bilancio è quasi impossibile da fare perché - ha spiegato - si trattava di mettere insieme le esigenze di Salvini che voleva la flat tax, quelle di Di Maio con il reddito di cittadinanza e quelle di Tria. Sarebbe stato necessario andare a ottobre con una legge che era un compromesso, perché sarebbe stato un Salvini in versione ridotta, ovvero avrebbe dovuto cedere rispetto alle sue promesse. Credo che sia questo il motivo della rottura di governo, che comunque ci sarebbe stata".
A suo avviso, "la legge di bilancio sarebbe stata impossibile, avrebbe dovuto cedere in parte all'Europa. Quindi prima le elezioni e poi la legge di bilancio. Ipotizzando che Salvini vinca le elezioni, ci sono due possibili leggi di bilancio: una prima più moderata con una flat tax ridimensionata, un'altra invece in cui Salvini afferma che, avendo avuto il mandato da parte degli italiani di andare in Europa, il deficit pubblico non lo mette al 2% ma al 3-3,50% quindi, di fatto, andando allo scontro con l'Europa. Può darsi che quest'ultima chiuda un occhio, come ha fatto in alcuni casi in passato, ma il punto fondamentale non è quello che dice l'Europa ma la reazione dei mercati finanziari".
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