di BIAGIO MERANDI*
Finalmente si chiude una vicenda giudiziaria incredibile, lunga e pesante per alcuni dei suoi protagonisti.
Assolti con formula piena, sollevati da ogni accusa, estraniati da ogni capo accusatorio l'ex presidente della regione Calabria. Mario Oliverio, la deputata PD Enza Bruno Bossio e l'ex presidente del consiglio regionale Nicola Adamo. Giustizia è fatta, diranno in molti. In verità, queste sono state anche le mie prime parole a caldo appena saputo della sentenza. Tuttavia, riflettendo meglio su questa sentenza, non ritengo che giustizia sia stata fatta. E brevemente ne spiego il motivo.
In migliaia, come me, non hanno mai avuto dubbi riguardo alla completa alienazione dalle accuse rivolte loro da parte di Mario Oliverio, Enza B. Bossio e Nicola Adamo. Accuse costruite su un castello di sabbia alla mercé delle onde del mare, totalmente slegate al lasso temporale preso in considerazione, ma, soprattutto, a dispetto degli avvenimenti accaduti in quel tempo, che cozzano inequivocabilmente con le stesse accuse. Eppure, sin da subito non si è perso tempo ad affibbiare etichette offensive e a scrivere didascalie vergognose ad una storia che oggi grida la verità.
Ma giustizia, come dicevo prima, non è fatta. O almeno, cosi sarà fino a quando i responsabili di tali errori giudiziari non saranno caricati delle responsabilità conseguenti ai loro sbagli, che pesano non poco sulla vita dei soggetti coinvolti, sbattuti sulle prime pagine dei giornali, travolti da quella spietata macchina del fango che travolge come un panzer la loro dignità, gli affetti più cari, ma soprattutto annienta uno dei principi cardine di un essere umano: la presunzione di innocenza.
Ecco, una seria riforma della giustizia è auspicabile, necessaria e non più procrastinabile, affinché nessun individuo si senta in pericolo in uno Stato di diritto. Senza una una macchina giudiziaria efficiente, libera da pregiudizi e sentimenti politici nessuno di noi potrà mai veramente sentirsi libero.
Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e irreprensibili. Questa è l'eredità più grande che Giovanni Falcone ha lasciato a tutti noi, non solo alla magistratura, la quale deve essere lasciata libera di svolgere il proprio ruolo, assetata di giustizia, non di giustizialismo.
Rivolgo i miei auguri e un pensiero affettuoso a Mario Oliverio, Enza Bruno Bossio e Nicola Adamo per l'esito felice di questa brutta storia, ma un pensiero è rivolto anche alle famiglie delle vittime delle ingiustizie, che vivono con gli stessi sentimenti le persecuzioni dei propri cari.
*militante politico
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