Il Congresso sancirà la trasformazione da Movimento a partito politico
24 marzo 2023 18:30di FRANCESCO IULIANO
A pochi giorni dall’appuntamento lanciato da Orlandino Greco e dal professore della Federico II di Napoli Giuseppe Ferraro, di convocare il congresso costituente che sancirà la trasformazione di “l’Italia del Meridione” da movimento a partito politico, l’ex consigliere regionale anticipa quelli che saranno i temi che coinvolgeranno gli iscritti all’assemblea di domani e domenica 25 e 26 marzo prossimi nelle sale dell’hotel Europa di Rende.
Un incontro in cui si procederà all’elezione degli organi dirigenziali nazionali, all’approvazione dello Statuto ed alla presentazione della “Carta delle Idee” sulla quale si fonderà la linea politica del nascente partito ‘Italia del Meridione’.
Successivamente con i rappresentanti istituzionali, alle parti politiche, alle sigle sindacali ed alle associazioni, si proseguirà con la condivisione della fondazione del Partito.
Orlandino Greco, a breve il congresso costituente per il passaggio da Movimento a Partito politico. Più un’ambizione o un’esigenza?
“Più un’ambizione. Essere consapevoli di un percorso che finora abbiamo fatto come movimento del Meridione. Abbiamo dalla nostra diverse esperienze come quando ci siamo presentati alle elezioni in città importanti con il nostro simbolo, abbiamo fatto alleanze in alcune regioni e ci siamo presentati alle politiche nella circoscrizione del centro sud America ottenendo un risultato di non poco conto ed arrivando ad un 4 per cento più di forze centraliste e nazionali come Italia Viva, Azione o 5 Stelle. Un risultato che ci stimola ad avere grandi ambizioni ma soprattutto ad avere la consapevolezza che c’è un mondo che ci segue. Da qui nasce il bisogno di essere organizzati come partito. E’ chiaro che i valori movimentasti non mutano. Le ambizioni di essere un partito sono anche quelle di voler partecipare alla vita istituzionale e costituzionale del Paese.
In che cosa pensate di differenziarvi dagli altri partiti?
“C’è una differenza sostanziale con gli altri partiti centralisti quelli che hanno vissuto nella logica del potere deciso da chi sta al centro da Roma piuttosto che da Pontida o da Arcore. Noi ci differenziamo perché siamo l’unica forza che oggi vuol essere una forza federale. Non è più il centro che decide per la periferia ma è la periferia che si fa centro. Una sorta di rivoluzione copernicana. Noi non siamo un partito né di destra né di sinistra. I soggetti sociali dei partiti mutano. Una volta c’era la Democrazia Cristiana ed il Partito Comunista. Partiti rappresentati dalle classi sociali. Il proletariato da un lato e dall’altro la piccola e media borghesia. Oggi per noi i nuovi soggetti sociali sono i territori ed è in ragione dei territori e di quello che serve ai territori che io andrò a fare le alleanze. Ecco, allora, che viene meno lo schema al quale siamo abituati. Oggi le alleanze si fanno con chi è disposto a fare al sud zone franche su settori strategici o sulla visione energetica del Paese”.
Vi definite una forza autonomista, antimeridionalista, meridionale e decisamente italiana in una visione europeista. In sintesi, qual è la vostra identità.
“Noi siamo una forza meridionale. Meridionalista è una forzatura perché non vogliamo essere un’appendice e chiuderci nella logica del meridionalismo che è poi solo una parte del problema. Vogliamo essere una forza politica che ha l'obiettivo di far capire che il meridione non è più una questione ma è soluzione e, nell’essere soluzione noi dobbiamo individuare tutti gli ingredienti necessari affinché il Paese possa progredire. Non è pensabile che l'Europa che deve mandarci i fondi per il Pnrr ce li manda in ragione dei dati numeri di popolazione ce li manda in ragione dei divari e per eliminarli. Siamo europeisti perché siamo per un’Europa dei popoli, che mantiene il rigore sui bilanci mar che chiaramente da lì non può far dipendere il futuro degli stati”.
Come può cambiare la Calabria e se è vero che può ancora cambiare, a differenza di quello che pensano in molti e cioè che sia ormai una regione senza un futuro.
“La Calabria può e deve cambiare, in ragione di scelte strategiche importanti. A me non basta dire puntiamo sul fattore energetico, ma realizzando imprese produttrici di energia. Non posso pensare alle comunità energetiche se poi i pannelli me li vado a comprare in Cina. La Calabria si può risollevare se punta al rapporto che ha con i calabresi nel mondo che sono più di sette milioni, la Calabria cresce se fra investimenti, cresce se si ha un modello di sviluppo che attrarre nuove alleanze. Oggi si discute di diritti sacrosanti ma non di cosa fare per rafforzare economicamente un Paese che a stento riesce a seguire altre regioni dello stesso Paese. Dobbiamo puntare su poche cose ma che riescano a creare sviluppo”.
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