Di PAOLO CRISTOFARO
interviste di Edoardo Corasaniti
"Quest'incontro si inserisce nel tentativo, da parte dell'avvocatura e di chi si occupa di Diritto, di avviare un dialogo e un'operazione di informazione per i cittadini, soprattutto nelle aree gravitanti intorno ai tribunali" ha esordito Amedeo Bianco, vicepresidente dell'Ordine degli Avvocati di Catanzaro, aprendo l'incontro dal titolo "L'abolizione della prescrizione e la lacerazione della Costituzione", presso la Sala Concerti del Palazzo Comunale di Catanzaro, questa mattina. L'argomento è molto sentito per gli operatori del diritti, specie gli avvocati, impegnati ormai da mesi per frenare l'entrata di vigore della riforma della prescrizione, che scatterà l'1 gennaio 2020. E che consiste nel fatto che i termini di prescrizione si si fermeranno dopo la sentenza di primo grado.
"Chi mette mano alla normativa giuridica, spesso lo fa con l'intento di parlare alla pancia della gente, all'elettorato. Si tratta di un tipo di comunicazione basato su una vera e propria affabulazione. Organizzare questi incontri e parlare alla gente significa, di contro, proporre un'informazione in materia basata sull'argomentazione" ha proseguito Bianco. Anche il Comune ha favorito l'organizzazione dell'appuntamento e del dibattito. A salutare, in apertura, infatti, anche il presidente del consiglio comunale, Marco Polimeni.
"Tocca a noi argomentare, spiegare alla gente il perché questa modifica risulti incivile e controproducente - anche dal punto di vista costituzionale - non per gli avvocati o per la magistratura, ma soprattutto per la gente stessa" ha sottolineato ancora il vicepresidente. Parola poi ad Antonello Talerico, presidente dell'Ordine degli Avvocati, che ha rimarcato il concetto di vero e proprio "populismo giuridico", adottato anche dalla politica per fornire risposte immediate ai cittadini, su problemi ben più complessi, che non si risolvono con queste modifiche. "Delicato anche il ruolo dei giornalisti" ha asserito Talerico, che spesso strumentalizzano determinate questioni, anche giudiziarie, raccontando la realtà senza la dovuta razionalizzazione delle questioni. "Posticipare e allungare i termini di prescrizione non accorcerà processi e procedure, anzi. Già dal giorno successivo all'entrata in vigore della modifica, le Procure ricalibreranno i loro iter lavorativi in base alle nuove scadenze, rallentando ulteriormente determinati processi e determinate azioni giuridiche" ha continuato. "Io stesso, con l'attuale sistema, sto aspettando la fissazione di un appello da 5 anni. C'è il rischio che una persona possa portare con sé per 10 o 15 anni una sentenza di primo grado, senza che venga posto un limite al proprio coinvolgimento in una vicenda giudiziaria" ha detto. "Forse bisognerebbe puntare maggiormente sulla depenalizzazione e sull'aumento del numero dei magistrati." Chiare e palesi anche le critiche al Ministro Bonafede.
Intervento poi di Pasquale Barbieri, delegato nazionale dell'Organismo Congressuale Forense, che sottolineato la necessità di velocizzare le questioni anche a monte, cioè nella fase delle indagini. "Numerosi reati arrivano in tribunale già quasi prescritti. Spesso le indagini durano anche anni e anni, indugiando persino ad iscrivere alcuni soggetti nel registro degli indagati per lunghissimi periodi di tempo". Per Barbieri, insomma, è necessario valutare tutta una serie di dinamiche ed intervenire a livello politico in Parlamento. "Recentemente, tra gli altri, esponenti di Italia Viva sono andati in piazza schierandosi con gli avvocati, quando dovrebbero probabilmente battersi in Parlamento per discutere e rimodulare queste questioni" ha detto. "Anche questa nostra astensione, questo sciopero, non reca il fastidio che vorremmo. Un ulteriore tentativo da parte nostra - per un governo che guarda spesso solo alle casse e a fare cassa - potrebbe essere il non pagare il contributo unificato". Anche lui ha sottolineato che non si tratta di una battaglia per la categoria, ma per i cittadini.
A prendere la parola poi Massimo Scuteri, presidente della Camera Penale Territoriale. "Stiamo intervenendo per evitare il declino di un sistema giuridico che fonda i suoi pilastri nella Costituzione. Si sta tentando di barattare l'efficienza con i principi costituzionali. La prescrizione nasce come cuscinetto tra potere punitivo dello Stato e garanzie per i cittadini. Così procedendo non si otterrà altro risultato che l'aumento dell'anarchia e dell'incertezza" ha asserito. "Si rischia di andare incontro a veri e propri ergastoli processuali, con persone che rimarrebbero coinvolte a vita all'interno di procedimenti senza fine. Bisogna ricordare anche l'aspetto dello scopo educativo di una eventuale pena. Che senso avrebbe punire persone a distanza di 20 o 30 anni, che sono già cambiate, che hanno costruito e impostato magari la vita in maniera diversa. Si rischia di punire il passato, si rischia di far diventare la cura peggiore del male stesso" ha spiegato Scuteri.
Alessandro Bravin, invece, Presidente della Sezione Penale del Tribunale di Catanzaro, ha decentralizzato, nel suo intervento, la questione della prescrizione. "Può darsi che la modifica comporti rallentamenti e che la prescrizione possa incidere sull'efficienza della macchina giudiziaria, ma sicuramente non è il problema principale. Non è che un tassello delle complesse dinamiche che rendono inefficiente e barcollante un sistema giudiziario che fa acqua da tutte le parti. Anche parlare di depenalizzazione è una scelta da fare in maniera calibrata e razionale, perché può essere altrettanto pericoloso" ha detto. "Non si può attribuire soltanto alla tempistica della prescrizione la colpa di tutti i mali".
In conclusione ha preso la parola Valerio Murgano, vicepresidente della Camera Penale Territoriale, che si è in parte opposto a quanto asserito da Bravin. "Per quanto mi riguarda il tema della prescrizione, invece, assume un'importanza cardine. E' questione imprescindibile. La risposta data dal governo con la proposta di modifica dei termini, è fatta per puntata soprattutto a quel desiderio di vendetta che si cela dietro la richiesta di un'azione giuridica decisa. La politica asseconda ancora una volta le richieste che arrivano dalla pancia del popolo. Ma la legge è altra cosa. Riconosco che anche l'avvocatura, in questo senso, deve proporre soluzioni. Ma non è corretto sottoporre i cittadini - professionisti, padri di famiglia, operai, imprenditori - a processi infiniti, a sentenze di primo grado che rimangono sospese per anni". Murgano ha concluso il suo discorso ricordando le parole di Enzo Tortora: "Il processo penale lo comprende solo chi lo vive sulle proprie spalle".
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