Riorganizzazione e razionalizzazione del Percorso nascite, miglioramento della qualità delle cure del neonato e della mamma, adeguati volumi di attività come garanzia per la qualità delle prestazioni sanitarie nell’area Materno-infantile, sono stati i temi al centro del Congresso Nazionale della Società Italiana di Neonatologia svoltosi a Roma dal 6 al 9 della scorsa settimana.
Nel corso della convention un particolare riconoscimento è stato tributato al dr. Gianfranco Scarpelli, Direttore Dipartimento Materno Infantile dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza per il lavoro svolto in qualità di Presidente della Commissione relativa alle Problematiche delle Regioni del SUD Italia.
“Un congresso molto proficuo – ha dichiarato il direttore Scarpelli – che ha confermato la necessità di procedere concretamente e rapidamente ad una riorganizzazione e razionalizzazione del Percorso Nascita. Tenendo conto di quanto previsto nel Libro Rosso degli Standard Organizzativi e nel Documento degli Standard Europei delle Cure Neonatali realizzato dalla Società Italiana di Neonatologia, finalmente, abbiamo a disposizione gli strumenti per intervenire sul miglioramento della qualità delle cure del Percorso Nascita. E’ ormai un dato consolidato e inderogabile considerare i volumi di attività delle varie strutture sanitarie, come criterio di valutazione per garantire la migliore qualità delle prestazioni sanitarie specie nell’Area materno infantile”.
“E’ stato ulteriormente confermato – ha proseguito Scarpelli - l’obbligo di chiudere i punti nascita con meno di 500 parti all’anno, cosi come non è possibile mantenere in attività, le Terapia Intensiva Neonatale in cui non vengono ricoverati, nell’anno, almeno 25 neonati con peso inferiore a gr. 1500 e/o con età gestazionale inferiore a 32 settimane”.
E sulle risorse tecnologiche, Scarpelli lamenta i ritardi della Struttura Commissariale Regionale, che “in base ai vari DCA dovrebbe effettuare una ricognizione dei beni esistenti, al fine di autorizzare l’acquisto di nuove attrezzature, laddove è veramente necessario in base ai dati di produzione. Questa verifica non è stata ancora effettuata con la conseguenza che in alcuni ospedali sussistono gravi difficoltà assistenziali per mancanza di attrezzature adeguate ai volumi di attività svolta, e in altri Presidi vengono acquistate attrezzature non necessarie in assenza di reparti attivi e funzionanti”.
L’ Area Materno Infantile dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza continua ad essere Centro di riferimento per le patologie Materno-Neonatali Mediche e Chirurgiche per tutta la Regione: negli ultimi mesi si è registrata una notevole affluenza di piccoli pazienti con problematiche medico-chirurgiche complesse.
“Tra i casi giunti al nostro Ospedale – ha raccontato il Direttore dell’area materno-infantile - abbiamo trattato un neonato proveniente da un Ospedale Spoke in gravissime condizioni cliniche a rischio di morte immediata. Per la gestione del caso è stata utilizzata la Second Opinion ( ovvero la possibilità e l'opportunità di avere una seconda valutazione da parte di un medico o di un'équipe esperta), sollecitata e voluta dal Commissario Prof.ssa Mastrobuono. Il neonato necessitava, come ultima possibilità di sopravvivenza, del trattamento con ECMO, ma il Centro dotato di tale strumentazione, presso l’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ha dato esito negativo, non ritenendo adeguate le condizioni del neonato, particolarmente compromesse. Si è così utilizzata la tecnica della Second Opinion che ci ha consentito di gestire il caso clinico in costante e continua e stratte collaborazione con il Prof. Di Nardo del Bambino Gesù. Grazie a questa sinergia, durata diversi giorni H24, tra gli operatori della Neonatologia di Cosenza e l’Ospedale Bambino Gesù siamo riusciti a far sopravvivere il neonato, che presentava una compromissione multiorgano”.
“Un risultato – ha continuato il dr Scarpelli – che ci ha commosso e ha dato grande soddisfazione ed entusiasmo all’intera equipe, a dimostrazione delle elevate professionalità presenti nel nostro Ospedale”.
“Tutto questo evidenzia come sia necessario rafforzare la Rete del Percorso Nascita tra Ospedale Spoke e Ospedale HUB con il coinvolgimento delle strutture territoriali tenendo conto che bisogna ritenere il Percorso Nascita non limitato solo alla Sala Parto, ma a tutta la fase che va da prima del concepimento al controllo della gravidanza. Un percorso che ci consente, per tempo, di selezionare le gravidanze fisiologiche e quelle a rischio e poter cosi migliorare l’esito della gestazione stessa. Solo in questo modo si riuscirà finalmente a ridurre l’elevata mortalità neonatale ancora esistente nella Regione Calabria: un dato questo che risente molto del divario socio-economico esistente tra le regioni del Nord e quelle del Sud”.
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