di STEFANIA PAPALEO
Quell'affermazione della giunta comunale circa suoi presunti inadempimenti contrattuali con l'ente non gli era andata affatto giù. Così Pasquale Luzzo, nel momento di venire in possesso della delibera "offensiva" datata 01/02/2017, non aveva esitato a varcare l'uscio della Procura della Repubblica di Catanzaro per denunciare sindaco e assessori di Soverato, difesi dall'avvocato Domenico Calabretta. E il pm di turno li aveva di conseguenza messi tutti sotto accusa, salvo, all'esito delle indagini affidate ai carabinieri, tornare sui propri passi e "scagionare" i cinque indagati, con una motivazione che è stata del tutto condivisa dal gip.
Porta la firma di Paolo Mariotti, infatti, il decreto di archiviazione che dà ragione al primo cittadino di Soverato, Ernesto Alecci, a agli assessori Pietro Matacera, Rosaria Fazzari, Daniele Vacca e Rosalia Pezzaniti, che, nel difendersi davanti al giudice, avevano dimostrato come il comportamento del denunciante avesse provocato un danno economico all'Ente, che non aveva potuto richiedere il rimborso regionale per le attività svolte nell'ambito del servizio di monitoraggio e rendicontazione del Piano di intervento infanzia e anziani presso il comune di Soverato, che Luzzo si era aggiudicato, per non avere quest'utimo aggiornato la piattaforma di monitoraggio SGP, con l'inserimento di fatture e documenti spesa prodotti dall'Ente anche dopo la data di scadenza.
Aggiornamento che sarebbe stato ostacolato dalla mancanza di credenziali per l'accesso alla piattaforma, richieste e mai ricevute, aveva sostenuto a gran voce Luzzo, nel momento di denunciare la giunta comunale di averne offeso onore e decoro.
Niente di tutto ciò per il giudice, che, al contrario, non ha ritenuto affatto offensive le espressioni "incriminate", dal momento che "appare del tutto evidente la mancata intenzionalità e volontà degli indagati di diffondere notizie con la consapevolezza della loro attitudine a ledere l'altrui reputazione". Secondo il giudice Mariotti, infatti, si tratta piuttosto di questioni meramente civilistiche da trattare nella sede opportuna. Da qui, dunque, il decreto di archiviazione "per carenza dei presupposti relativi alla fattispecie ipotizzata", proprio come sostenuto dallo stesso pm che ha condotto le indagini e come rimarcato dall'avvocato Calabretta in sede difensiva.
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