di MARCELLO FURRIOLO
Ci sono persone che hanno un carisma fatto di totale apertura e disponibilità verso gli altri, a prescindere dai ruoli che sono destinati a svolgere in ambito sociale. Uomini capaci di avere sempre la parola giusta, nel momento giusto, anche nelle situazioni più difficili che la vita riserva. Uomini che non occupano con assillo le cronache dei giornali o dei social media, anche se svolgono funzioni importanti e prestigiose. Protagonisti del bene e dell’amore verso gli altri, che diventano insostituibili in una società sempre più chiusa nell’egoismo e nella difesa arrogante dei propri interessi. Francesco Samengo, Ciccio per i tanti che hanno avuto il privilegio di conoscerlo, di ricevere una sua parola di incoraggiamento, di fiducia e di speranza, è stato uno di questi Uomini che hanno lasciato un segno inconfondibile di umanità autentica, ricca di generosità, altruismo e di pensieri positivi, di valori universali di amicizia leale e disinteressata.
Ciccio è stato un politico profondamente umanitario, interprete autentico dell’impegno dei cattolici nel sociale negli anni più esaltanti della Democrazia Cristiana in Calabria. E‘ stato un punto di riferimento leale e affidabile per diverse generazioni di politici, anche di opposte appartenenze partitiche, che riconoscevano in Lui saggezza, lucidità di ragionamento e totale affidabilità e dedizione alla causa della Calabria. In particolare è stato per anni l’altra metà di una forte personalità politica come Carmelo Pujia, nei momenti del massimo sviluppo del potere del parlamentare calabrese, ma anche negli immancabili momenti difficili della vita della Prima Repubblica. Ciccio era il punto di equilibrio della corrente degli andreottiani calabresi e il momento di sintesi con le tante anime della DC in Calabria. Rifuggiva la competizione elettorale diretta e gli onori e le cariche di partito, mentre era prodigo dei suoi suggerimenti sempre appropriati nella costruzione di strategie, che avevano sempre al centro il rispetto dell’avversario, che non era mai un nemico e della persona umana di cui bisognava promuovere l’elevazione civile e la realizzazione dei diritti di giustizia e libertà. Gli anni 80 rimangono gli anni in cui in Calabria, anche grazie ad uomini come Riccardo Misasi, Carmelo Pujia, Ciccio Samengo e altri, si è sviluppata la più vivace discussione attorno alle linee di sviluppo della Calabria e un grande confronto anche con il Governo centrale per affermare il diritto dei calabresi ad un futuro diverso e combattere l’emarginazione e le disuguaglianze.
Ciccio Samengo in seguito, finita la stagione del grande impegno politico, ha avuto riconosciuto il suo grande bagaglio professionale in importanti ruoli nazionali, in cui ha sempre tenuto al centro il suo amore per la Calabria. Ma in questi ultimi anni stava realizzando, forse il suo sogno più grande, che era quello di spendere la sua sconfinata umanità in favore dei bambini e quindi dei più deboli e indifesi. Come Presidente Nazionale dell’UNICEF aveva creato attorno alle problematiche dell’infanzia un vastissimo interesse nazionale e internazionale, come mai prima si era registrato in Italia.
La perfidia di un male subdolo come il Covid lo ha sottratto all’affetto dei suoi cari e degli amici, alla stima immensa di quanti hanno avuto modo di apprezzarlo e ai milioni di bambini che cominciavano a vedere in Lui un soffio di luce e che con Lui avevano intrapreso un nuovo cammino di speranza. Ci mancheranno le sue telefonate affettuose e le sue risposte puntuali ad ogni quesito propostogli, ma non verrà mai meno il ricordo di un grande calabrese e di una persona speciale.
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