di STEFANIA PAPALEO
"Se avrai un figlio chiamalo Agazio, ti ho amato alla follia, addio amore mio". Sono le 20,43 del 23 giugno 2021 quando il messaggio raggiunge il cellulare di un'avvocatessa di Catanzaro. Lei già dorme. Lo leggerà solo la mattina successiva, quando ormai il mare di Belmonte Calabro avrà restituito il corpo senza vita di Agazio Santoro, stimato medico del 118, in prima linea nel contrasto al Covid nel Catanzarese all'epoca della Pandemia. Una morte rispetto alla quale la Procura della Repubblica di Paola, per mano del sostituto procuratore Teresa Valeria Grieco, ha adesso chiuso il cerchio, ritenendola compatibile con un suicidio o un tragico incidente.
"Dall'esame dei dati autoptici e circostanziali, poco plausibile appare l'ipotesi omicidiaria", hanno concluso il prof Santo Gratteri e la dottoressa Fiorella Caputo all'esito della consulenza tecnica d'ufficio portata avanti nell'ambito del fascicolo aperto contro ignoti all'indomani della morte violenta de dottore Santoro. Conclusioni dalle quali, dunque, è partito il magistrato per chiedere al gip di mandare il caso in archivio, mettendo così un punto fermo alla drammatica vicenda di un professionista che, in preda a chissà quali oscuri pensieri, aveva già altre volte tentato il suicidio, nonostante la serenità trovata da qualche tempo accanto a una nuova donna, entrata nella sua vita a distanza di anni dalla separazione dalla mamma dei suoi figli, con i quali non aveva più rapporti da tempo.
Una esistenza travagliata, dunque, quella del dottore Santoro, alla quale, nella notte tra il 23 e il 24 giugno, avrebbe deciso di mettere fino, raggiungendo la scogliera dalla quale avrebbe fatto il tuffo mortale. Suicidio? Incidente? Di sicuro la vittima non sarebbe stata lucida nel momento di tuffarsi nelle acque di Belmonte Calabro, come dimostra la bottiglia di liquore trovata vuota accanto agli indumenti abbandonati sulla vicina spiaggia. Elementi,questi, che hanno indotto la Procura a formulare al gip una richiesta di archiviazione.
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