"Alla notizia del tragico incidente stradale abbiamo definito quella morte l'ennesimo delitto frutto dell'apartheid sociale in cui sono costretti a vivere i tanti braccianti che vivono l'area industriale di Gioia Tauro. Da decenni migliaia e migliaia di migranti hanno trovato riparo tra tende e baracche dei vari insediamenti, istituzionali come la tendopoli o informali come la baraccopoli. Migliaia e migliaia di persone costrette a muoversi dopo il tramonto per strade buie e pericolose. Eppure i pali dell'illuminazione ci sono ma sono sempre spenti. Eppure a pochi passi c'è un'area altamente sensibile come il Porto. Eppure la notte è buio pesto".
E' quanto si afferma in un a nota del sindacato Usb Lavoro agricolo in relazione allo sciopero indetto per oggi dai braccianti ospiti nella tendopoli di San Ferdinando a seguito della morte di un lavoratore di origine maliana travolto e ucciso da un'auto nelle vicinanze del porto di Gioia Tauro.
"E allora diventa facile - è detto nella nota - domandarsi: è solo una scelta dettata da motivi economici o c'è altro dietro quel perenne black-out? Gassama è stata l'ultimo di tanti incidenti, purtroppo stavolta mortale, e la rabbia dei suoi fratelli è assolutamente comprensibile. Per questo siamo al loro fianco a reclamare diritti e dignità, a urlare basta morti sul lavoro, a pretendere case e lavoro vero. Ribadiamo la nostra vicinanza e solidarietà alla famiglia di Gassama e al padre, anche lui oggi in piazza".
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