di GIORGIA RIZZO
C’è aria di attesa nella piazza di Riace. Sono le tre del pomeriggio, poche le persone presenti nel caldo di settembre. Il bar ha appena riaperto di ritorno dalle vacanze per l’occasione, con le bibite ancora calde. Una ragazza inizia a pulire il pavimento e i tavoli per tutti coloro che accorreranno, sicuramente, presto.
Seduti al tavolino Marco e Morgana, due torinesi in vacanza in Calabria, arrivati subito da Isola Capo Rizzuto dopo aver appreso la notizia: l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, per chi lo conosce bene “Mimì”, è libero di tornare a casa, di riabbracciare suo padre malato, di ricongiungersi con i suoi affetti, di mettere piede in quel paese che lo ha visto crescere, accolto dai suoi compaesani.
Una ragazza di colore grida con gioia in mezzo alla piazza ancora silenziosa e vuota “Mimmo Libero! Mimmo libero!” ma scappa via perché non vuole rilasciare dichiarazioni, testimoniando comunque un segno di vicinanza. Ugualmente timidi sono due ragazzi seduti sul muretto davanti al comune. Anna viene dall’Etiopia, Lias dalla Somalia, hanno 17 anni e si dicono contenti per la notizia, ma non sanno dire oltre. Sanno che sono cresciuti qui e che qualcuno dei loro compagni di giochi è andato via di recente, notano che nell’ultimo anno il paese si è spopolato. Il riscontro maggiore nella loro quotidianità è stato questo.
LE VOCI CONTRARIE-Degli uomini seduti su una panchina in piazza si dimostrano contrariati. Uno in particolare, venendo interrogato, risponde che la notizia del ritorno di Mimmo Lucano non gli interessa. Criticano l’operato dell’ex sindaco, mal sopportano i giornalisti che hanno creato un mito che non esiste e che da forestieri pretendono di capire, valutare, meglio di coloro che questo paese lo vivono. Mimmo Lucano ha impoverito questo paese, dice. Non ha costruito strade, ha lasciato solo debiti.
L’ARRIVO- Appena arrivato Mimmo Lucano viene accolto da un piccolo gruppo di compaesani e sostenitori. Acclamato come “il nostro sindaco”. Qualcuno lo saluta calorosamente e lo abbraccia. Adesso, dice, tornerà a casa sua dal padre. E dichiara “non porta rancore”, ma il messaggio più importante, fa notare, è questo: l’accoglienza che gli riserva la sua gente. Dopo qualche ora esce dalla sua abitazione e torna fra le vie di Riace, circondato dai giornalisti. Sono arrivati e gli stanno accanto anche i membri del comitato 11 giugno, gruppo nato in sua solidarietà che riprende la data dell’inizio del processo che lo vede come imputato – che lui non stenta a definire “politico”. Le sue dichiarazioni vengono interrotte dall’intervento di qualcuno che si avvicina per riabbracciarlo, per stringergli la mano. Non mancano gli attimi di commozione, come quando si mette in posa davanti alla stampa davanti al murales che recita “Dove vanno le nuvole?” , insieme alle donne di colore riacesi e ai loro figli. Non riesce a fermare le lacrime. Il suo dialogo con le gente che lo circonda e lo segue alterna memorie a riflessioni, racconti e storie anche drammatiche di chi per caso e contingenze si è imbattuto sulle coste di questo paese dalle burrascose sorti. Qualcuno, al suo passaggio, non si alza per salutarlo. Per alcuni versi Mimmo Lucano risulta essere un personaggio divisivo. Il paese sembra spaccato in due fra chi ha creduto in quel modello che ad oggi non esiste più, e chi ha più che forti dubbi sul suo operato.
IL RILANCIO- Intanto questo ritorno sembra l’inizio di qualcosa più che un evento straordinario. E in questo che credono i suoi sostenitori che si chiamano a raccolta attraverso il Comitato 11 giugno. L’appuntamento è a Lamezia nell’ultima settimana di settembre per un’iniziativa politica di due giorni che si concentrerà sul tema dei beni comuni, dall’acqua pubblica all’ambiente, al lavoro, con in comune una precisa e ben connotata sensibilità politica.
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