"Dizione perfetta, giovanissimo ma con già all’attivo una collezione di premi e riconoscimenti di tutto rispetto, adatto ad interpretare i ruoli più disparati. Dall’ombroso Ruggero in Braccialetti Rossi (serie tv del 2014) a Panfilo, il narratore delle novelle nel Decamerone di Boccaccio, passando da Ciccio, malato mentale con una mamma iperprotettiva. Di strada, Moisè Curia, attore rossanese, classe 1991, trapiantato a Roma, ne ha fatta davvero tanta. Domani, Martedì 20 Agosto, sarà possibile ascoltare il percorso formativo ed artistico che lo ha portato a calpestare i principali red carpet con le stelle del cinema e del teatro".
È quanto fa sapere l’assessore alla Città Europea Tiziano Caudullo informando che alla proiezione del film Abbraccialo per me in programma alle Ore 21 all’Anfiteatro Rino Gaetano, su viale Mediterraneo, sul Lungomare S.Angelo, nell’area urbana di Rossano, seguirà il dialogo con l’Attore al quale, coordinato da Alessia Alboresi, parteciperà anche l’assessore alla città della cultura e della solidarietà Donatella Novellis.
L’iniziativa si inserisce nell’ambito della programmazione socio-culturale estiva 2019 promossa dall’Amministrazione Comunale. Uscito nelle sale cinematografiche nel 2016, con la regia di Vittorio Sindoni, la pellicola vede Curia protagonista insieme a Stefania Rocca. Per questo lavoro il giovane e talentuoso artista rossanese ha ottenuto, tra gli altri, il premio Guglielmo Biraghi - Nastri d'argento 2016 e il premio Vittorio De Sica.
Trama. In un piccolo centro della Sicilia, il giovane Francesco Ciccio Gioffredi conduce una vita apparentemente normale assistito da una madre iperprotettiva, un padre dispotico e assente e una sorella premurosa. Il ragazzo soffre tuttavia di un disturbo mentale sempre più manifesto di cui anche i genitori saranno costretti infine a prendere atto, rimettendo in discussione l'equilibrio della famiglia e i destini del figlio.
C'è un piccolo borgo del Sud Italia con i suoi santi, il parroco, l'Arma, la processione votiva. Ci sono i residenti che vi abitano, facce note, che vivono in casupole troppo strette tra loro per non ficcanasare. E c'è Francesco, interprete suo malgrado di una diversità, additato dalla cittadinanza che lo chiama Ciccio Tamburo in nome della sua passione per la batteria. Le dicerie però non sono tutte maldicenze, e a Ciccio viene presto diagnosticata una sindrome dissociativa. Ha scatti d'ira incontrollati, incarna le sue paure nella figura di un immaginario Uomo Nero, si intrattiene con la contessa vicina di casa, con cui condivide la musica e la solitudine dell'isolamento.
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