'Ndrangheta. Da San Leonardo di Cutro e Siderno alla conquista dell'Umbria: 27 arresti e 10 milioni di euro sequestrati (NOMI, FOTO E VIDEO)

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images 'Ndrangheta. Da San Leonardo di Cutro e Siderno alla conquista dell'Umbria: 27 arresti e 10 milioni di euro sequestrati (NOMI, FOTO E VIDEO)
La conferenza stampa dopo le operazioni a Perugia, Catanzaro e Reggio Calabria
  12 dicembre 2019 14:42

di EDOARDO CORASANITI

Sempre più con mire espansionistiche in Italia ed in Europa. La 'Ndrangheta conserva le radici in Calabria ma il suo raggio d'azione non fa che estendersi al di fuori della territorio. Con capacità di toccare con mano i settori più complicati del diritto finanziario, bancario. 

L'operazione portata a termine questa mattina dalla Polizia di Catanzaro, Reggio Calabria e Perugia, coordinata dalle rispettive procure della Repubblica, fotografa una criminalità organizzata radicata in Umbria ormai da anni e che si impossessa del controllo delle attività illecite dei territori in cui mette piede. Un'occhiata anche alla politica e a quello che succedeva alle elezioni comunali di Perugia, lamentandosi per il fatto che i rappresentanti eletti non ricambiavano in termini di favori il voto espresso alle urne. Al momento, però, nessun politico è indagato.

In totale 27 gli arrestati: 23 realizzata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e 4 dalla Dda di Reggio Calabria. 

Le cosche colpite sono Trapasso, Mannolo  e Zofreo di San Leonardo di Cutro e Commisso di Siderno.

I reati contestati vanno dallo spaccio di sostanze stupefacenti al possesso illegale di armi, dal 416 bis all'estorsione, dal riciclaggio all'auto riciclaggio. 

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"La loro proiezione in territorio umbro, ove, attraverso stabili collegamenti con la casa madre avevano impiantato un lucroso traffico di stupefacenti, anche con la complicità di trafficanti albanesi, minato, attraverso attività estorsive, la libera concorrenza nella esecuzione di lavori edili, nonché attivandosi a favore di soggetti candidati alle elezioni amministrative locali. Inoltre, il sodalizio criminale, al quale viene contestato anche la detenzione di armi, aveva inquinato il tessuto economico attraverso la predisposizione di società, spesso intestate a prestanome o soggetti inesistenti, in grado di offrire prodotti illeciti (in primis fatture per operazione inesistenti) a favore di compiacenti imprenditori: Business, quest’ultimo, che ha visto il coinvolgimento anche di soggetti contigui alla ndragheta vibonese e che ha consentito al sodalizio di lucrare cospicui guadagni attraverso sofisticate truffe in danno di diversi istituti di credito e complesse operazioni di riciclaggio del denaro di provenienza delittuosa", si legge nelle carte delle indagini.

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Arapi Sherif, 1990

Benincasa Giuseppe, 1953

Cali Ilirjan, 1977

 

Cicerone Mario, 1957




Conti Fabriziio, 1974

De Bonis Mario, 1959

 

Falcone Mario, 1954

Giappichini Luigi, 1972

Mannolo Giuseppe, 1993

 

Profiti Pasquale Nicola, 1964

Ribecco Antonio, 1961

Ribecco Francesco, 1966

Ribecco Natale, 1989

 



Procopio Francesco, 1968

Rizzuti Giovanni, 1974

 

Regni Emiliano, 1988

Scerbo Pietro, 1947

Valentini Francesco, 1975

Zofreo Leonardo, 1970

Costantino Antonio, 1982

Costantino Giuseppe, 1977

Regni Emanuele, 1979

 

 


A raccontare i dettagli delle operazioni "Infectio" e "Core business" c'è tutto il quartier generale della magistratura e della Polizia catanzarese e reggina. 

A porgere i saluti iniziali è il questore di Catanzaro, Amalia Di Ruocco, che pone in evidenza il lavoro tra le forze dell'ordine di diverse città. 

Allo stesso tempo, Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, elogia il coordinamento dei suoi magistrati con quelli di Reggio Calabria ed esorta a "rinvigorire l'asse già preesistente. Quello di oggi è solo un episodio di un rapporto collegiale tra procure". 

Gli risponde Giovanni Bombardieri, suo omonimo a Reggio Calabria:  "E' la conferma di come la criminalità si proietti verso l'Italia e l'Europa ma anche verso gli Usa e il Canada. Crediamo che il lavoro di approfondimento non sia terminato qui". 

Francesco Messina, direttore centrale anticrimine della Polizia, parla di "un'indagine che rappresenta come le organizzazioni non incidano esclusivamente in un settore ma riescano ad entrare nei settori più complessi e che richiedono competenze specifiche. L'operazione, però, è un tipo di contrasto moderno che sa leggere l'evolversi dei fenomeni mafiosi, capaci, dunque, di trovare denaro, acquistare e vendere beni. Un salto di qualità della 'ndrangheta che è stato fermato". 

A coordinare le indagini per la parte della costa ionica Vincenzo Capomolla: " E' stato squarciato il velo di una realtà che ormai è possibile registrare anche al nord: i professionisti che si rivolgono ai mafiosi per la risoluzione di problemi personali. Questo testimonia come anche al  di fuori della Calabria la 'ndrangheta venga riconosciuta e ricercata dalla popolazione". 

Giuseppe Lombardo. procuratore aggiunto della Dda reggina: "Commisso è indubbiamente la figura apicale di questa organizzazione che aveva la volontà di espandersi fuori dai propri confini creando e gestendo fonti di profitto. 
E' interessante notare come, grazie ad un collaboratore di giustizia campano, siamo riusciti a sapere che proprio Commisso, all'interno del carcere, riusciva a dare indicazioni su come riprendere i beni già sequestrati dalla Dda".
 
Prima della conclusione della conferenza stampa, la Polizia che ha indagato ha fornito maggiori dettagli e precisazioni sul lavoro svolto. 

Misure cautelare in CARCERE applicate dal Tribunale di Catanzaro:

Arapi Sheriff;
Benincasa Giuseppe;
Cali Ilirjan,
Cicerone Mario;
Conti Fabrizio
De Bonis Mario;
De Franco Antonio;
Falcone Mario;
Giappichini Luigi;
Mannolo Giuseppe;
Profiti Pasquale Nicola,
Ribecco Antonio;
Ribecco Natale;
Procopio Francesco;
Rizzuti Giovanni;
Regni Emiliano;
Scerbo Pietro;
Valentini Francesco;
Zofrea Leonardo

DOMICILIARI:

Costantino Antonio;
Costantino Giuseppe;
Regni Emanuele

Misure cautelare in CARCERE applicato dal Tribunale di Reggio Calabria:

Commisso Cosimo;
Commisso Francesco;
Rodà Antonio;
Minnici Giuseppe;

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