'Ndrangheta ed estorsioni nel Vibonese: anche dal carcere dettavano legge

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Procura di Catanzaro
  08 aprile 2025 11:21

In carcere eppure comunicavo con l'esterno. Le indagini, condotte dagli investigatori dei Nuclei di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, hanno consentito l’acquisizione di rilevanti elementi e fonti di prova valutabili in termini di gravi indizi di reità in ordine ad una serie di condotte da persone  posti al vertice di una ‘ndrina egemone nel territorio del comune di Tropea (VV), i quali, nel mentre si trovavano ristretti in alcuni istituti di pena, indebitamente utilizzavano plurimi apparati radiomobili cellulari e molteplici schede SIM, intestate a soggetti extracomunitari, per comunicare illegittimamente con familiari ed altri soggetti loro contigui. L’ascolto delle conversazioni ha consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza, altresì, in relazione a plurimi episodi estorsivi perpetrati in danno di esercizi commerciali che offrivano “sostegno materiale” agli appartenenti alla cosca rimasti in libertà, provvedendo anche ai bisogni dei detenuti e al pagamento dei difensori.

Emerge nelle carte che hanno portato all'arresto di 10 spersone gravemente indiziate di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti e trasferimento fraudolento di valori. LEGGI QUI

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In tale contesto assumono importanza alcune figure femminili, una gravemente indiziata di appartenenza alla cosca, le quali risultano raggiunte da gravi indizi di colpevolezza relativamente alla gestione delle finanze, alla riscossione delle estorsioni, nonché relativamente all’assicurazione dei contatti tra carcere e ambiente esterno, procurando i telefoni cellulari, effettuando le ricariche nonché propalando istruzioni e messaggi funzionali al mantenimento della struttura criminale.

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Dal compendio intercettivo e dalle successive attività di indagine è stato possibile riscostruire anche un ulteriore episodio estorsivo, perpetratosi ai danni di un imprenditore locale durante l’emergenza pandemica COVID-19, nonché un episodio di trasferimento fraudolento di un bene immobile, successivamente ceduto a terzi, allo scopo di eludere l’applicazione delle disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale. Gli esiti dell’odierna attività d’indagine costituiscono una significativa testimonianza del costante presidio assicurato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro - in stretta sinergia con la Guardia di Finanza - nel contrasto alla criminalità economica, anche di tipo mafioso.  

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