di TERESA ALOI
Le conversazioni intercettate nel corso delle quali si parla di denaro, prestiti, tassi, dilazioni di pagamento, mostrano una granitica certezza: la diffusa condizione di assoggettamento delle vittime, il terrore di non poter tener fede agli “impegni presi”. Un “assoggettamento diffuso” lo chiamano gli investigatori.
Bar, aziende, attività economiche, strette nella morsa degli usurai. I tentacoli delle cosche di Cutro e San Leonardo arrivavano ovunque.
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Bisognava pagare i "regali" di Natale, Pasqua e ferragosto. E non solo. Ogni mese per anni. Tanti. E questo per il timore derivante dalla caratura criminale del sodalizio.
I racconti delle vittime, rese nel corso delle indagini dirette dalla Procura Distrettuale di Catanzaro e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Sellia Marina mettono paura. Perché il passo successivo a quel "debito" non onorato erano a vere e proprie intimazioni e minacce.
"Mi hanno fatto trovare davanti all'azienda un bidone con del liquido infiammabile ed un accendino. Subito dopo ricevevo delle telefonate che mi intimavano il pagamento di un pizzo. In quell'occasione non denunciai nulla perché avevo paura e accettai di pagare 500.000 lire al mese". Mezzo milione di vecchie lire che diventano negli anni 270 euro.
E a leggere le carte e le testimonianze era anche un "favore" . "Mi avrebbe fatto un trattamento di favore facendomi pagare il dieci percento mentre gli altri facevano pagare il venti percento di interesse. Per alcuni mesi ho dovuto pagare sia il pizzo di 270,00 euro che i 1000.00 euro del prestito ogni mese. Siccome era troppo oneroso, un mese che non riuscivo a pagare la rata ho dovuto dare in cambio la mia motocicletta Yamaha a cui ero molto affezionato".
Un'altra volta era un escavatore, a titolo di garanzia del pagamento del prestito. Un mezzo che non sarà mai retituito nonostante le richieste del proprietario..
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