'NDRANGHETA. Tengono in Appello le accuse al "clan del pesce": pochi sconti di pena e assoluzione confermata per gli amministratori giudiziari

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images 'NDRANGHETA. Tengono in Appello le accuse al "clan del pesce": pochi sconti di pena e assoluzione confermata per gli amministratori giudiziari
Franco Muto
  24 gennaio 2020 18:46

di STEFANIA PAPALEO

CATANZARO – “Operazione Frontiera”, tengono anche davanti alla Corte D’Appello di Catanzaro le accuse al “clan del pesce”, con lieve riduzione della pena solo per cinque imputati. Ma, soprattutto, cadono in via definitiva le accuse ai quattro amministratori giudiziari di Catanzaro, nei cui confronti il collegio giudicante, presieduto da Adriana Pezzo (a latere: Ippolita Luzzo e Teresa Reggio), ha confermato la sentenza di assoluzione che era stata emessa, con il rito abbreviato, dal gup, Antonio Battaglia, il 4 luglio dello scorso anno.

Banner

Per Giuseppe Nicola Bosco, Gennaro Brescia, Gianluca Caprino e Salvatore Baldino (difesi dagli avvocati Gianmichele Bosco, Vincenzo Ioppoli e Sergio Rotundo) l’accusa formulata dalla Dda di Catanzaro era quella di aver permesso al clan Muto di continuare a gestire la società “Eurofish”, nonostante il provvedimento di confisca al quale si trovava sottoposta da ben dieci anni, così mantenendo il monopolio nel mercato del pesce nella zona di Cetraro.

Banner

Da lì il coinvolgimento dei professionisti, per i quali era stata anche sollecitata l’interdizione dai pubblici uffici, rigettata dal gip che, all’alba del 19 luglio 2016, diede il via al blitz che portò all’arresto di 58 persone per associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di droga, estorsioni, rapine, intestazione fittizia di beni e una sfilza di altre attività illecite con le quali la cosca di Cetraro, piccolo centro del Tirreno cosentino, sarebbe riuscita a imporsi nel tempo come una delle più autorevoli nel contesto criminale calabrese. Monopolista nel commercio dei prodotti ittici, nei servizi di lavanderia industriale e nel controllo dei locali notturni, il boss Franco Muto e il suo gruppo avrebbero gestito il territorio per oltre quarant’anni, pressoché indisturbati, anche attraverso la “Eurofish”, società   che si occupava di commercio all'ingrosso di prodotti ittici freschi e congelati.

Banner

I provvedimenti di confisca ai quali era stata già sottoposta, infatti, sarebbero stati puntualmente elusi e, nonostante Francesco Muto, Andrea Orsino e Piermatteo Forestiero fossero stati interdetti dall'inserirsi nell'amministrazione dell'azienda, avrebbero continuata a gestirla come se niente fosse, continuando a imporre il loro dominio criminale sul mercato del pesce «reclutando la manodopera, imponendo ai pescatori di rifornirsi esclusivamente da loro, e tenendo i rapporti con gli acquirenti di pescato».?Il tutto, secondo i magistrati, anche grazie all'aiuto dei quattro   amministratori giudiziari, accusati di averli aiutati ad eludere il provvedimento di confisca della società, rivelando al custode giudiziario di essere “controllato” dalla Procura di Catanzaro.

Da lì la richiesta della misura interdittiva della sospensione dei pubblici uffici, avanzata dagli allora procuratori aggiunti, Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto, e dai sostituti procuratori antimafia, Pierpaolo Bruni e Alessandro Prontera, e respinta dal gip, che aveva ritenuto “non sussistere gravi indizi di copevolezza”. Quindi, era seguita la sentenza di assoluzione confermata ieri dalla Corte d’appello, che gli ha permesso di riscattarsi in via definitiva da ogni sospetto.

Per il resto solo lievi sconti di pena per cinque imputati.  

 

CONDANNE E ASSOLUZIONI AL PROCESSO IN APPELLO

  • Franco Cipolla condanna confermata (la sentenza di primo grado: 14 anni e 8 mesi)
  • Guido Maccari condanna confermata (17 anni)
  • Luigi Muto condanna confermata (15 anni e 4 mesi)
  • Alessandro De Pasquale condanna confermata (12 anni)
  • Alfredo Palermo condanna confermata (10 anni)
  • Carmelo Valente condannato a 14 anni di reclusione
  • Valentino Palermo condanna confermata (7 anni)
  • Fedele Cipolla condanna confermata (4 anni di reclusione)
  • Carmine Occhiuzzi condanna confermata (4 anni)
  • Salvatore Sinicropi condanna confermata (14 anni)
  • Andrea Orsino condanna confermata (8 anni e 4 mesi)
  • Giuseppe Fiore condanna confermata (9 anni e 4 mesi)
  • Angelina Corsanto condanna confermata (9 anni)
  • Giuseppe Esposito condanna confermata (5 anni e 8 mesi)
  • Mara Muto condannata a 7 anni di reclusione (8 anni e 4 mesi di detenzione)
  • Giulio Caccamo condannato a 1 anno 6 mesi e 20 giorni di reclusione e 3000 euro di multa (3 anni e 8 mesi di detenzione)
  • Pietro Calabria condanna confermata (5 anni e 10 mesi)
  • Gianfranco Di Santo condanna confermata (7 anni e 6 mesi)
  • Vittorio Reale condanna confermata (7 anni e 8 mesi)
  • Antonio Di Pietromica condannato a 7 anni di reclusione (8 anni e 4 mesi)
  • Giuseppe Montemurro condanna confermata (3 anni e 4 mesi)
  • Luigi Sarmiento condanna confermata (2 anni e 8 mesi)
  • Sandra Muto condanna confermata (1 anno e 4 mesi)
  • Salvatore Baldino assoluzione confermata 
  • Antonietta Galliano condanna confermata (1 anno e 4 mesi)
  • Giuseppe Nicola Bosco assoluzione confermata 
  • Gennaro Brescia assoluzione confermata  
  • Gianluca Carpino assoluzione confermata
  • Emanuel La Scaleia condannato a 2 anni e 5 mila euro (4 anni)

 

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner