'Ndrangheta tra Catanzaro e Vibo: ecco il ruolo delle donne nel clan La Rosa

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  08 aprile 2025 12:39

Sono complessivamente 16 gli indagati nel  blitz scattato oggi LEGGI QUI che  ha colpito il clan La Rosa di Tropea: dieci le persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro di cui sette sono finite in carcere, tre agli arresti domiciliari. 

In carcere sono finiti:
Certo Tomasina “A Galla” (cl. ’64) di Tropea;
Costa Giuseppina (cl. ’77) di Catanzaro;
La Rosa Antonio “Ciondolino” (cl. ’62) di Tropea;
La Rosa Cristina (cl. ’92) di Tropea;
La Rosa Francesco “U Bimbo” (cl. ’71);
Surace Davide (cl. ’85) di Gioia Tauro;
Federici Luigi (cl. ’98) di Vibo Valentia.

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Ai domiciliari :
Bisogni Erminia (cl. ’69) di Vibo Valentia;
Federici Francesco (cl. ’64) di Vibo Valentia;
La Rosa Domenico (cl. ’85) di Tropea.

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Gli altri indagati sono   
Gagliardi Angelo, cl '95 Soverato;
Latorre Carmela, cl '82 Tropea,
Maiuri Giuseppe cl '93 Vibo;
Molina Loredama cl '69 Tropea;
Taccone Francesco cl '87 Tropea 
Fargnoli Robert, cl '73 Vairano Patenora

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Un  collegamento costante con la consorteria 'ndranghetistica di Limbadi dove, a leggere le carte, si stabilivano  gli obiettivi da perseguire anche attraverso la selezione delle attività commerciali da sottoporre ad estorsione.  curavano direttamente le condotte estorsive ed i rapporti con gli imprenditori.  Secondo le accuse Antonio La Rosa avrebbe continuato a dirigere il sodalizio dal carcere, anche dopo l'arresto per l'operazione "Rinascita-Scott"  nel dicembre del  2019. Lo avrebbe fatto  utilizzando all'interno del carcere di telefoni e schede  che gli consentiva di mantenere i contatti con la moglie Tomasina Certo  per conoscer quanto avveniva all'esterno del carcere. Le donne, già. Un ruolo di primo piano per loro: Giuseppina Costa, compagna di  Francesco La Rosa avrebbe avuto un ruolo  di partecipe, con il compito di accompagnarlo agli appuntamenti e farsi portavoce di messaggi e organizzargli gli incontri nel periodo in cui lo stesso si trovava in detenzione domiciliare
o sottoposto ad altre misure restrittive della libertà. Donne, che avrebbero, secondo le accuse gestito finanze, raccolto soldi, riscosso  estorsioni, e mantenuto  contatti tra carcere e ambiente esterno, procurando i telefoni cellulari, effettuando le ricariche per non lasciarli mai "soli".

t.a.

 

 

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