Nervi tesi e incontri in Regione. I precari licenziati dal Pugliese pronti alla protesta

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L'intervento di Sergio Costanzo

  01 settembre 2019 15:00

CATANZARO- Le prime lettere di licenziamento per i precari del Pugliese-Ciaccio sono partite. Firmate e protocollate dall’azienda nelle scorse ore dal dg facente funzioni Antonio Mantella, come rivelato in anteprima da lanuovacalabria.it (leggi qui). Per il momento le missive sono diciotto e riguardano gli Oss i cui contratti scadevano i primi di settembre. Nelle prossime settimane si estenderanno ad altri operatori socio-sanitari ed infermieri (molti dei quali provenienti dalla fallita Fondazione Campanella) andando a creare un vero e proprio buco nei reparti del principale ospedale catanzarese. Su tutti incombe la tagliola dei 48 mesi, il limite di durata massimo ammesso dalla legge per i contratti a tempo determinato.

Gli umori sono tesissimi. I precari sono in fibrillazione e già nella giornata di domani non si escludono forme di protesta, tanto che agenti della Digos stanno già in allerta da giorni. Il dg del dipartimento regionale di Tutela della Salute Antonio Belcastro ha informalmente convocato una riunione in Cittadella proprio per domani. Al summit dovrebbe esserci anche il commissario Saverio Cotticelli rientrante dopo la protratta assenza agostana. I margini di manovra sono ridottissimi. L’opzione di redigere un verbale con i sindacati di “mantenimento in servizio”, come accaduto già tre volte in meno di un anno, si scontra con la previsione legislativa dello sbarramento dei 48 mesi. A meno che non si tiri fuori un coniglio dal cilindro, i precari saranno mandati a casa. Che il nodo sarebbe prima o poi arrivato al pettine ne era a consapevole anche l’ex commissario Massimo Scura quando, circa un anno fa, scrisse al ministro della Salute Giulia Grillo chiedendo di adottare una sorta di decreto Madia bis. Uno strumento che avrebbe consentito la stabilizzazione de lavoratori a tempo determinato rimasti fuori dalla prima infornata. Questo non è avvenuto, e così ci si ritrova a fronteggiare l’ennesima emergenza.  (g.r.)


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