"Manifestazione in forma statica che non interessi in alcun modo i siti dell’altra manifestazione. E’ questa, a quanto pare, la concessione alla città di Cosenza ed ai numerosissimi cosentini che rivendicano solo la libertà di esprimere le proprie idee ed il proprio dissenso verso le idee ed il movimento rappresentato da Matteo Salvini". E' dura la reazione di Italia in Comune sul divieto della manifestazione della questura di Cosenza per la manifestazione di dissenso.
"Le motivazioni immaginiamo siano di ordine pubblico ma ricordiamo bene anche gli appelli arrivati in questi giorni affinché si prendessero i dovuti provvedimenti che non sono tardati ad arrivare e non è stato un caso che proprio su tali esternazioni abbiamo sentito il dovere di intervenire nei giorni scorsi.
E’ un peccato che siano i cittadini a dover pagare questa scelta e non imporla a chi, attraverso le sue azioni e le sue dichiarazioni, da capo politico e da Ministro ha da sempre aizzato la folla, ha esasperato gli animi ed alimentato il vento dell’intolleranza.
Probabilmente diviene più grave e pericoloso manifestare il dissenso dal richiedere al “popolo” i “pieni poteri”, oppure voler gestire una crisi di governo in modo totalmente diverso da quanto previsto dalla carta costituzionale.
E’ molto più pericoloso esprimere dissenso rispetto a provvedimenti, come il Decreto sicurezza bis, che ha subito anche due rilievi di non poco conto dal Presidente della Repubblica oltre a tutti i discorsi umanitari ed etici che ne derivano.
Oggi dobbiamo prendere atto di tutto ciò e dunque non resta che aggiungere, agli striscioni sequestrati (pericolosissimi anche questi) nei suoi tour da Ministro, anche questa limitazione.
La città, dunque,- continua Italia in Comune- nel suo cuore sarà off limits a chi non sarà allineato al pensiero del “figlio” di Alberto da Giussano per buona pace di coloro i quali in questi anni oltre agli strutturali problemi del meridione sono stati oggetto di denigrazione dal leader leghista e dai suoi seguaci.
Ovviamente il nostro pensiero non poteva essere diverso anche nel rispetto dei nostri valori e della data che denomina la nostra sezione “25 Aprile”".
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