di TERESA ALOI
Aveva affidato ai magistrati catanzaresi la sua storia. O meglio suo calvario. Quella di una donna che ora non potrà esaudire il suo desiderio di diventare mamma.
Quel caso di presunta malasanità, confluito in un fascicolo con allegata la cartella clinica - 135 fogli - l'aveva raccontato per provare a spiegare ciò che l'aveva irrimediabilmente segnata.
Secondo l'accusa "durante la procedura di isteroscopia avrebbe utilizzato impropriamente il resettoscopio omettendo di eseguire l'isterometria quale esame diagnostico preliminare alla isteroscopia che avrebbe permesso di avere preliminarmente conoscenza della reale misura dell'utero".
Ora la Procura della Repubblica di Catanzaro ha chiuso le indagini a carico di una ginecologa catanzarese, per andare fino in fondo alla vicenda denunciata dalla presunta vittima per mano dell'avvocato Antonello Talerico.
Sempre secondo le accuse, la professionista "lacerava l'utero della donna e il legamento infundibolo pelvico destro cagionando ad una giovane donna lesioni personali consistite in anessiectomia destra - asportazione di tuba e ovaio destro - secondari a perforazione uterina iatrogena con contestuale lacerazione del legamento infundibolo pelvico che causarono l'indebolimento permanente di organo e funzione riproduttiva".
Di più: "Durante la procedura di isteroscopia - si legge nelle carte della Procura - la ginecologa avrebbe utilizzato impropriamente il resettoscopio omettendo di eseguire l'isterometria quale esame diagnostico preliminare alla isteroscopia che avrebbe permesso di avere preliminarmente conoscenza della reale misura dell'utero".
Alla difesa, rappresentata dall'avvocato Alessio Russo, il compito di ribaltare la ricostruzione della vicenda.
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