di EDOARDO CORASANITI
Il Tribunale della Libertà di Catanzaro ha annullato la misura cautelare della sospensione dall'attività professionale a Carlo Nisticò, 61 anni, di Catanzaro, direttore responsabile della Struttura Complessa “Gestione Tecnico-Patrimoniale” dell’Asp di Catanzaro, e indagato nell'operazione "Cartellino Rosso" (LEGGI QUI) sospeso per un anno e accusato di aver percepito impropriamente circa 2600 euro.
Già durante l'interrogatorio di garanzia (LEGGI QUI), l'architetto, difeso dall'avvocato Giuseppe Fonte, ha risposto al GIP dichiarando la sua estraneità ai fatti. Il suo ruolo di dirigente di Struttura Complessa, secondo la normativa vigente nella materia lo esentava da qualsiasi obbligo d'orario in entrata ed in uscita. La sua retribuzione, secondo legge, non veniva corrisposta in base all'orario di lavoro. Ne deriva che, nessuna delle condotte contestate all’architetto Nisticò nel provvedimento di applicazione della misura interdittiva può avere, secondo la difesa, rilevanza penale.
Dopo la decisione del Tdl, l'avvocato Fonte ha dichiarato che "l’annullamento dell’ ordinanza del GIP che aveva applicato la misura interdittiva all’architett Nisticò evidenzia l’inutilità cautelare della vicenda che ha coinvolto il mio assistito. L’adozione delle misure cautelari quando avviene fuori dai presupposti di legge finisce con l’essere un danno per l’indagato e per la società".
L’indagine “Cartellino Rosso” della Procura della Repubblica di Catanzaro e della Guardia di Finanza, che ha colpito 57 dipendenti e dirigenti dell’Asp e dell’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro (LEGGI TUTTI I NOMI), si gioca sulle contestazioni di reato e sui numeri fotografati nei quattro mesi di indagine che vanno dal dicembre 2016 ad aprile del 2017. I reati ipotizzati per il presunto assenteismo o allontanamento dal posto di lavoro (in alcuni casi tradotti con visite al fioraio, alle slot machine, al market), avallato dalla multipla strisciatura dei badge, sono truffa ai danni di un ente pubblico e fraudolenta attestazione della presenza in servizio.
Il mirino dei finanzieri è stato puntato sugli uffici amministrativi dell'azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio e dell'Azienda sanitaria Provinciale di Catanzaro. Coabitano all'interno dell'immobile di Madonna dei Cieli (via Vinicio Cortese). La struttura, di proprietà del Pugliese, ospita infatti i locali della burocrazia dell'ospedale cittadino e una parte di quella dell'Asp (che ha altri uffici sparsi a Catanzaro e provincia oltre a controllare i presidi ospedalieri di Lamezia Terme, Soverato e Soveria Mannelli). A Madonna dei Cieli si concentrano la Gestione Tecnico-Patrimoniale, gli Affari generali e legali, la direzione generale (con le strutture di staff ed autisti), i servizi finanziari, per il Pugliese l'ufficio Personale, l'Acquisizione Beni e Servizi e di entrambe le aziende gli uffici del Protocollo.
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