Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, storico garantista, da 30 anni impegnato a combattere per una giustizia giusta e umana, chiede che, “dopo oltre due mesi di detenzione in carcere, vengano concessi almeno gli arresti domiciliari agli otto arrestati nell’ambito dell’operazione, denominata ‘Diacono’, della Procura di Vibo Valentia, su una presunta corruzione nell’ambito della pubblica istruzione per il rilascio di diplomi, secondo l’accusa, falsi. Tra gli otto arrestati ci sono anche l’ex dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Cosenza, il napoletano Maurizio Piscitelli, 56 anni, e suo figlio Christian di 24, il preside di Vibo, Michele Licata e addirittura tre suoi figli, Davide,Jgor e Dimitri e una nipote, Michela. Non entro naturalmente nel merito dell’inchiesta che non conosco e rispetto, come sempre, l’operato della magistratura, ma da vecchio, convinto e coerente garantista (con tutti!), credo che sia doveroso far valere sempre il principio di presunzione di innocenza per tutti gli indagati sino al pronunciamento definitivo del terzo grado di giudizio da parte della Cassazione", afferma Corbelli.
"Chiedo soltanto: perché tenerli ancora in carcere, dopo l’arresto del 1 marzo, quando non c’è più oramai alcuna valida ragione che lo possa giustificare? Non c’è ,infatti, alcuna ragione cautelare che possa giustificare il prolungamento della detenzione nella casa circondariale! Non sussiste certamente il pericolo di fuga, né la reiterazione del reato, né l’inquinamento delle prove. E non sono certo accusati di fatti di sangue, di mafia o di violenza! E allora a che serve tenerli ancora in carcere in attesa di un regolare processo? Alla luce anche del momento delicato che si vive a causa della pandemia e con il forte rischio contagio in luoghi chiusi come le carceri, con il personale carcerario e penitenziario vaccinato ancora a meta nelle prigioni calabresi. Io credo che sia giusto, anche per questa validissima ragione e per il rispetto dei principi costituzionali, prima richiamati, che gli otto arrestati vengano almeno mandati ai domiciliari. Si consideri la sofferenza e il dramma nei casi del dott. Piscitelli di ritrovarsi in carcere insieme al giovane figlio di 24 anni e del preside Licata di vedersi in cella con tutta la sua famiglia, tre figli e una nipote, con la sola moglie mandata, due mesi fa, ai domiciliari! E’ un dramma umano e una sofferenza indicibile! Per la mia lunga esperienza di impegno civile e di giustizia dico, a giusta ragione, che a volte il carcere uccide! Così come sconvolge la vita anche essere semplicemente coinvolti in una inchiesta giudiziaria, in tantissimi casi, da innocenti. Per restare all’ambito di indagini sulla pubblica istruzione, vorrei ricordare, perché è un caso che mi ha molto colpito, la designata nuova dirigente regionale calabrese, Giovanna Boda, un personaggio simbolo, da tutti stimata (promotrice, per dare un’idea, della Nave della Legalità, che porta ogni anno a Palermo, migliaia di studenti, nel giorno della strage di Capaci per ricordare il giudice Falcone e le altre vittime della mafia), che dopo aver appreso di una inchiesta della Procura di Roma, che la riguardava, abbia tentato il suicidio e lotta ancora oggi tra la vita e la morte. A lei va il mio commosso, sofferto pensiero e l’augurio di rivederla presto al suo posto che degnamente e meritatamente ricopriva”.
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