Operazione "Scott-Rinascita", l'ufficiale dei carabinieri Naselli non risponde al gip

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Giorgio Naselli
  27 dicembre 2019 12:12

di TERESA ALOI

Ha preferito non parlare. Il tenente colonnello Giorgio Naselli, ex comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro, fra i 334 arrestati nel maxi blitz contro la ’ndrangheta che ha disarticolato le organizzazioni operanti nel Vibonese e facenti capo alla cosca Mancuso di Limbadi (LEGGI QUI) , ha scelto il silenzio davanti al giudice per le indagini preliminari di Santa Maria Capua Vetere.  

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L’interrogatorio era fissato per il 23 dicembre, ma il giudice ha accolto una eccezione di nullità sollevata dall’avvocato difensore, Gennaro Lettieri, su una questione di date e avvisi spostandolo al 24.   Ed è stato in quella data che il tenente colonnello  si è avvalso della facoltà di non parlare davanti al gip, nel cui fascicolo non risultava né l’ordinanza  né la richiesta di custodia cautelare da parte della Procura di Catanzaro,  ma solo il capo di imputazione.

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Secondo l’accusa, Naselli avrebbe rivelato indagini in corso all’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, anche lui coinvolto nell’operazione denominata Scott-Rinascita e da qualche giorno trasferito nel carcere di Nuoro.

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Un rapporto quello tra Pittelli e Naselli che, sempre secondo la Procura, sarebbe nato negli anni in cui il militare è stato alla guida del reparto operativo di Catanzaro.  Per gli inquirenti, il colonnello avrebbe rivelato a Pittelli il contenuto di alcune indagini condotte dai carabinieri di Pioltello (Comune della città metropolitana di Milano) su un assegno  a vuoto  di 400mila euro di un imprenditore, cliente dell’avvocato catanzarese. 

Sempre  secondo la ricostruzione della Procura, in un altro caso il  militare,  su richiesta di Pittelli, si sarebbe interessato della vicenda della M.C. Metalli srl di proprietà di Rocco Delfino detto “U Rizzu”, considerato esponente della ‘ndrangheta ed in particolare legato alle cosche Piromalli e Molè di Gioia Tauro, storiche alleate dei Mancuso.   La M.C. Metalli aveva una pratica pendente presso la Prefettura di Teramo e della quale Naselli si sarebbe interessato rivelando quali erano le criticità, oggetto delle verifiche in corso coperte dal  segreto istruttorio.

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