di STEFANIA PAPALEO
Violentata per anni. Data in pasto a uomini senza scrupoli da quello che avrebbe dovuto essere il suo compagno di vita. Minacciata e presa a botte. Alla fine addirittura segregata in un sottotetto di un'abitazione di Luzzi, nel Cosentino. Lì dove i carabinieri l'hanno trovata in stato confusionale, al termine di un blitz scattato solo grazie al coraggio di un'avvocatessa che, nonostante le minacce di morte ricevute, non si è tirata indietro nel denunciare quanto scoperto, permettendo alla Procura di chiedere e ottenere l'arresto di Lido Gianni Gioia, di 55 anni, con le accuse di sequestro di persona e atti persecutori.
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"Paura? Si, ne ho avuta e anche tanta, ma le sue minacce non mi hanno fermata", racconta con la voce rotta dall'emozione l'avvocatessa Elvira Covello del foro di Cosenza. Ancora visibilmente provata dalla brutta storia nella quale si è imbattuta solo per caso, non si tira indietro nel ricostruire i fatti che l'hanno coinvolta in prima persona dopo che la vittima delle violenze, una trentenne, si era rivolta a lei per altri motivi. "Quando Agnese è arrivata nel mio studio con il suo compagno, ho subito capito che qualcosa non andava, con quest'ultimo che praticamente parlava al posto della giovane donna, prevaricandola continuamente", incalza l'avvocato Covello, i cui dubbi hanno trovato conferma nel messaggio con cui, qualche giorno dopo, la sua cliente le chiedeva di incontrarla da sola "perché era in pericolo e aveva cose gravi da dirmi".
Da lì il racconto dell'orrore lungo un anno e intriso di minacce e botte da parte dell'uomo per costringerla a prostituirsi, dopo averla anche iscritta su un sito d'incontri. "Mi ha detto che prima di salire a studio da me il compagno l'aveva minacciata con una pistola, intimandole di non raccontarmi nulla se non avesse voluto che lui ci sparasse entrambe", ricorda l'avvocato Covello, spiegando che, tuttavia, lo stesso si sarebbe poi accorto di quanto stava accadendo e così avrebbe iniziato ad inviare alla compagna una serie di messaggi audio per annunciarle l'omicidio suo e dell'avvocatessa per mano di un sicario. Minaccia estrema che ha spinto Elvira Covello a far scattare il codice rosso, grazie al quale la ragazza è stata poi sentita in modalità protetta dall'ausiliaria di Pg, la psicologa Francesca Martire, convocata dal brigadiere dei carabinieri Vittorio Imbrogno di Montalto Uffugo sul presunto sfruttamento della prostituzione, di cui sarebbe rimasta vittima. Dopo due giorni l'epilogo della storia, con il rapimento della giovane donna che, per fortuna, in quel momento si trovava in chiamata con la mamma che si è accorta subito di quanto stava accadendo, per cui non ha esitato a contattare carabinieri e avvocato.
Il resto nelle carte del giudice che ha convalidato l'arresto in flagranza di reato, lasciandolo dietro le sbarre del carcere di Cosenza.
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