Felice Mazzù è l'allenatore del Genk, avversario di turno del Napoli in Champions League. La Gazzetta dello Sport gli ha dedicato un bellissimo ritratto dal titolo: “Padre minatore e cuore calabrese”. Lui si è sempre definito un “calciatore scarso”, ha giocato per un po’ ma ha smesso a 26 anni. Si è laureato in educazione fisica, ha fatto il professore, poi ha costruito la sua idea di calcio. Tattica e psicologia: “Questo sport mi ha reso sicuro di me, prima ero un po’ timido. Amo parlare con i giocatori per capire che tipi sono”. Conoscere per vincere.
Prima le serie minori, dal Tubize al White Star, dove elimina tre club di A in Coppa del Belgio con una squadra di seconda divisione. Nel 2012 rifiuta lo Standard Liegi perché il suo lavoro non era finito: “9 persone su 10 avrebbero accettato, io sono l’eccezione”. Nel 2014 lo farà di nuovo. Dal 2013 al 2019 allena il Charleroi e nel 2015 raggiunge addirittura l’Europa League. Ha sempre vissuto con una missione: “Rendere fiero mio padre”. Salvatore Mazzù è nato in Calabria 80 anni fa ed è emigrato in Belgio nel ’52 per lavorare in miniera.
Cunicoli bui, parte della nostra storia, non sempre a lieto fine: nel 1956, nel disastro di Marcinelle, un incendio uccide 256 persone. 136 sono immigrati italiani. Persone come il padre di Felice, partiti per trovare lavoro, famiglia e sogni.
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