PD-M5S, a Roma accordo vicino. In Calabria è scontro politico a tutto campo: Nicola Morra candidato governatore

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Nicola Morra

editoriale

  26 agosto 2019 16:33

di ENZO COSENTINO

Sta per nascere! Questione di ore e il parto, metodo “cesario”, ci darà un nuovo - si fa per dire, caso mai inedito - governo: M5S-PD o PD-5Stelle. Tanto invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. In Italia il cambiamento ha il solo effetto di “cura palliativa”. Le delegazioni dei due partiti (secondo e terzo nella graduatoria di gradimento degli italiani che ancora votano) sono pronte a sedersi al tavolo (imbandito di ministeri, vice premierati, sottosegretari e roba del genere) per firmare un contratto con i “dieci comandamenti di Di Maio – ma non è tutta farina del suo sacco - che Zingaretti, segretario del Pd, proprio in extremis sta tentando di modificarne alcuni nei loro “titoli”.

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Dureranno uniti per il resto della legislatura che ha bisogno veramente di una terapia intensiva? Interrogativo pesante quanto un grattacielo. Deve ancora prendere forma a Roma la nuova accoppiata governativa e già in periferia, specie in quelle più disagiate, si alzano i paletti all’ipotesi di accordi politici decentrati. Come nel caso della Calabria che è la regione più prossima a dover affrontare il test elettorale.

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Dalla Calabria una ipotesi per nulla fantasiosa di un accordo di governo PD-5Stelle è arrivata dall’ex segretario regionale del partito dem, Ernesto Magorno, e subito diventata ulteriore argomento di divisione nel partito delle conflittualità per ora perenni. Ma non solo. L’ipotesi Magorno è stata bocciata dall’europarlamentare Laura Ferrara in maniera perentoria: “Non c’è alcuna possibilità, dunque, che per le regionali in Calabria Pd e M5s possano essere nella medesima coalizione».

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Il M5S sostengono i suoi dirigenti, sul territorio calabrese si sta attrezzando per essere partito capofila di uno cardata anche movimentista ma, puntualizzano i big grillini, pura. Come dire: “Non vogliamo scorie politiche impure” e ti fanno pensare, per associazione di idee, al Pd.

A parte il fatto che Magorno farebbe il tifo per una accoppiata di governo in Calabria fra il suo attuale partito e quello pentastellato per mettere fuori gioco Mario Oliverio, quali e quanti benefici ne deriverebbero ai calabresi? Qualcosa di simile al decreto Calabria per la sanità? Sanità calabrese che per essere salvata ha bisogno di tanta competenza perché si gioca con la vita delle persone e non dei campi di patate che sono anche una risorsa necessaria e indispensabile. E chi sarebbe il candidato ideale per governarci? Ecco spuntare il nome del senatore Nicola Morra, definito anche “filosofo duro e puro” del M5S che piacerebbe anche al brasiliano Di Battista che potrebbe prendere il posto di Di Maio.

Ma in Calabria politicamente si gioca alla “morra cinese”: da destra a sinistra non c’è pace. Vedi nel centrodestra quel sottile e silenzioso tira e molla fra FI che, con Tallini e Parente in prima linea, sostengono la candidatura regionale di Mario Occhiuto, ma con una frangia che la pensa diversamente nello schieramento. E come si collocherà il gruppo che fa capo ai Gentile e a Catanzaro all’ex senatore Piero Aiello, che comunque non fa il tifo neppure per Sergio Abramo? E al tavolo delle decisioni siederà anche la Lega? Salvini guarda alla Calabria per un governatore che sia del suo partito. In mezzo ai fuochi, a parte il loro potenziale elettorale, i partner di seconda linea (non vuole essere una diminuzio) come Udc e Cdu e altri movimenti civici. Una sensazione: sono convinti di giocarsi la partita per vincerla Lega e 5 Stelle.

La politica è tutto e il contrario di tutto.

 

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