di PAOLO CRISTOFARO
Una vicenda scottante quella del porto turistico di Badolato, che si protrae da anni. Arriva una nuova bocciatura a discapito della "Salteg", la società con concessione dal 1999 per l'approdo nel comune catanzarese (difesa dai legali Rossella Laporta e Michele Gigliotti), stavolta da parte del Consiglio di Stato (presidente: Roberto Giovagnoli; estensore: Brunella Bruno), che ha dato ragione al Tar della Calabria, che aveva a sua volta avallato la decadenza della concessione da parte del Comune di Badolato (difeso dagli avvocati Paolo Clarizia e Salvatore Staiano) e la successiva ingiunzione di sgombero delle imbarcazioni. Inadempimenti e mancato pagamento dei canoni i motivi alla base della sentenza sfavorevole per la società.
I giudici hanno anche ritenuto inconsistenti gli elementi sollevati dalla "Salteg", soprattutto quelli relativi alla correlazione tra gli inadempimenti lamentati dal Comune e l'emergenza pandemica, ritenuti inconsistenti dal Consiglio di Stato. Inoltre la "Salteg" aveva lamentato le estorsioni subite da esponenti delle cosce malavitose locali e i sequestri disposti nell'ambito di procedimenti penali, sottolineando "l'ostilità ambientale nella quale si è trovata ad operare". Dall'altra parte l'amministrazione di Badolato ha invece insistito sulla prolungata mancata esecuzione dei lavori, in particolare quelli di messa in sicurezza del porto, ma anche il mancato pagamento del canone concessorio con l'ingente pendenza di 329mila euro (178mila circa secondo la "Salteg" invece).
Nulla da fare però al Consiglio di Stato. Quest'ultimo, ripercorrendo le deduzioni precedentemente prodotte dal Tar della Calabria, ha bocciato l'istanza rimarcando alcuni passaggi. "La società ha beneficiato di varie iniziative assunte dall'amministrazione per recuperare il rapporto concessorio", riporta il dispositivo di sentenza. Dopo la prima decadenza della concessione, infatti, il 10 settembre 2019, la concessionaria ha giovato, a seguito di un'istanza, di un "differimento che tuttavia non ha sortito gli effetti auspicati", recita ancora la sentenza del Consiglio di Stato. I giudici hanno anche segnalato il "reiterato omesso pagamento dei canoni" che "anche nella quantificazione sostenuta dall'appellante (178mila euro, ndr) non possono ritenersi esigui". Oltretutto la mancata realizzazione delle opere di manutenzione, secondo il Consiglio, avrebbe avuto "rilevante incidenza anche sui profili di sicurezza".
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