Coronavirus. Niente mascherine e protezioni, c’è l'esposto dei sindacati dei medici calabresi: "Misure di sicurezza consapevolmente violate"

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images Coronavirus. Niente mascherine e protezioni, c’è l'esposto dei sindacati dei medici calabresi: "Misure di sicurezza consapevolmente violate"
Antonello Talerico, presidente dell'Ordine degli avvocati Catanzaro
  16 marzo 2020 21:53

"Tutte le misure generali previste e dettate in materia di sicurezza sul luogo del lavoro nella vicenda che ci occupa sono disattese ed anzi gravemente e consapevolmente violate. Nonostante sia in corso una emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2". E' uno dei passaggi del durissimo esposto presentato dall'intersindacale dei medici calabresi: AAROI EMAC, Domenico Minniti, ANAAO ASSOMED,Filippo Maria Larussa, CGIL Medici, Francesco Masotti, CIMO  Giorgio Ferrara, CISL Medici Dr. Nino Accorinti, FESMED Giuseppe Pirillo, FVM (FIALS, FISMU, SIVEMP, SMI)  Gianluca Grandinetti  e UIL FPL AREA MEDICA VETERINARIA  Francesco Maltese. Tutti sono rappresentati dall'avvocato Antonello Talerico. 

MEDICI ED ALTRI OPERATORI A CONTATTO DEI CONTAGIATI SENZA PROTEZIONI- L'esposto è stato inviato ai vari Ispettorati del Lavoro Provinciali, e per conoscenza ai Nas, che a questo punto dovrebbero verificare quanto questa condizione estrema sia diffusa in Calabria. Una denuncia analoga era arrivata dall'Anaao Piemonte. Medici ed operatori sanitari sprovvisti dei DPI (dispositivi di protezione individuale) che si trovano a contatto con contagiati e che a loro volta diventano potenziali vettori del virus. Nonostante il medico, si legge nella denuncia scritta da Talerico da "prescrizioni ministeriali non può entrare in contatto con un paziente COVID-19". I DPI prescritti dal ministero della Salute sono: "filtranti respiratori FFP2/FFP3, protezione facciale, camice impermeabile a maniche lunghe, guanti". "Tale situazione - si legge ancora nella denuncia- si consuma a danno di ogni medico, anche di quelli che devono eseguire procedure invasive o che generano aerosol. Addirittura anche i sanitari che lavorano nelle terapie intensive ed i medici del SUEM 118 sono sprovvisti dei Dispositivi di protezione individuale, alla cui dotazione non si è proceduto sin dall’inizio della emergenza epidemiologica". 

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LA RESPONSABILITA' DEL DATORE DI LAVORO- La responsabilità ricade in capo alla figura del datore di lavoro, il quale "avrebbe dovuto, altresì, aggiornare il documento di valutazione dei rischi ed individuare nuove e più idonee misure di prevenzione e protezione, ed avrebbe dovuto procedere a nuova istruzione ed informazione dei lavoratori. Nessuna di queste attività è stata adempiuta". Responsabilità che deriva dal Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e dall'articolo 2087 del codice civile. Datore di lavoro che potrebbe invocare "una generica contingente difficoltà/impossibilità all’approvvigionamento,,essendo in capo allo stesso l’onere di esperire ,e darne prova, ogni possibile azione tesa a dotarsi dei precitati DPI ,anche col ricorso a modalità extraordinarie di applicazione del codice degli appalti". Quest'oggi come anticipato da La Nuova Calabria, la Regione ha bandito una manifestazione di interesse per evitare le lungaggini (un mese e mezzo) di approvvigionamento dei macchinari necessari all'attivazione dei posti letto nelle Terapie Intensive calabresi e appunto di diversi dispositivi di protezione individuale (LEGGI QUI).

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In definitiva, i medici sono in guerra, esposti a gravi rischi ormai da settimane. Li si lasci lavorare almeno con il minimo necessario per tutelare se stessi e gli altri. 

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