DIA 2019. I mandamenti del Reggino, il traffico di stupefacenti e il controllo sui territori

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DIA, Catanzaro
  22 gennaio 2020 18:09

di PAOLO CRISTOFARO

Le evidenze giudiziarie e di analisi confermano una ripartizione delle zone di influenza della criminalità organizzata calabrese secondo le macro-aree del “mandamento centro”, che ricomprende la città di Reggio Calabria e zone limitrofe, del “mandamento tirrenico”, che si estende sull’omonima zona tirrenica, la c.d. “Piana”, e del “mandamento ionico”, che insiste sulla fascia jonica, la c.d. “Montagna”, è quello che si legge nel report della DIA del primo semestre del 2019, dedicato alle recenti attività d'indagine e diffuso stamattina in occasione della conferenza stampa presso la sede di Catanzaro della Direzione Investigativa Antimafia. Il report ha toccato anche le vicende di Vibo (LEGGI QUI) e di Crotone (LEGGI QUI), oltre a quelle legate al catanzarese. 

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Nelle aree del mandamento centro si conferma l'egemonia delle cosche Libri, Tegano, Condello e De Stefano, testimoniata da recenti provvedimenti giudiziari. Nel marzo 2019 la famiglia Condello è stata duramente colpita nell'ambito dell'inchiesta "Eracle". Il 13 febbraio 2019 era invece la cosca Libri a finire sotto inchiesta, nell'operazione "Take Away". Sono stati altresì ricostruiti legami con la criminalità organizzata del versante tirrenico reggino, delle cosche Piromalli, Bellocco e Rucolo. E la cosa Piromalli, insieme alla cosca Molé, sono quelle attive nella zona che si estende fino a Gioia Tauro. Nel gennaio 2019 la Guardia di Finanza ha effettuato numerosi sequestri alla famiglia Bagalà, collegata ai Piromalli. 

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Dalle indagini degli inquirenti sarebbero emersi anche rapporti tra le ndrine calabresi e narcotrafficanti catanesi, per il rifornimento della cocaina. Il rifornimento della cocaina - stando alle dichiarazioni della DIA - era gestito dalla cosca Mammoliti-Fischiante di San Luca (RC).  A Cittanova la DIA segnala le attività delle cosche Facchineri, Albanese, Raso-Gullace e a Taurianova Avignone, Zagari, Viola e Fazzalari.

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Sul versante jonico della provincia reggina il paese di San Luca è da sempre considerato la “mamma” di tutti i locali  di ‘ndrangheta, depositaria della tradizione, della “saggezza” e delle regole istitutive che costituiscono il patrimonio “valoriale” di tutte le cosche, nel cui territorio sorge il Santuario della Madonna di Polsi, noto per i summit durante i quali si orientano gli affari, si definiscono le alleanze, si dirimono le controversie e vengono dettate le strategie criminali.

Nel mandamento jonico le cosche continuano ad evidenziare una spiccata propensione al narcotraffico internazionale , facendo leva su consolidati rapporti di affidabilità con i fornitori stranieri, grazie ai quali riescono a movimentare grandi quantitativi di stupefacenti. Per quanto attiene alla dislocazione delle consorterie, si richiama, in primo luogo, il locale di Platì, ove si registra l’operatività delle cosche federate Barbaro, Trimboli, Marando. Nel locale di San Luca risultano egemoni le cosche Pelle, Vottari, Romeo e Nirta-Strangio.

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