'Ndrangheta e compravendita di voti in Piemonte: come funzionava il "sistema"

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Guardia di Finanza
  20 dicembre 2019 11:13

Ll’operazione è stata denominata  “Fenice”,: 150 militari della Guardia di Finanza di Torino, con il coordinamento della locale Direzione Distrettuale Antimafia, stanno eseguendo 8 misure cautelari in carcere, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Torino, a carico di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, reati fiscali per 16 milioni di euro.

Nel medesimo contesto sono in corso provvedimenti di sequestro per milioni di euro su 200 tra imprese, immobili e conti correnti, eseguiti in Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna. L’attività in parola è stata condotta dal Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Torino - G.I.C.O. della Guardia di Finanza e costituisce sviluppo dell’operazione denominata “Carminius” che già aveva portato, nel marzo 2019, all’esecuzione di un analogo provvedimento a carico di numerosi soggetti organici alla medesima struttura ‘ndranghetista radicata nel territorio di Carmagnola ed operante nell’area meridionale di Torino.

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Le successive investigazioni hanno messo in luce ulteriori figure di spessore criminale, tra cui, in ordine di importanza, Onofrio GARCEA e Francesco VITERBO, che hanno riorganizzato gli assetti del predetto sodalizio, intessendo rapporti con un noto imprenditore torinese, Mario BURLÒ, con interessi sul territorio nazionale e sponsor di varie squadre sportive, anch’egli destinatario della predetta misura con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Quest’ultimo, con il costante sostegno garantitogli dai membri della cosca, ha attuato uno strutturato sistema di evasione fiscale attraverso la creazione di più società, formalmente non riconducibili allo stesso, tramite cui compiere indebite compensazioni I.V.A. ed ottenere in tal modo considerevoli profitti. Il “sistema” così elaborato ha permesso di accumulare indebite compensazioni per un valore superiore ai 16 milioni di euro. 
 
 
 Le indagini hanno fornito una chiara evidenza delle ragioni dell’intesa tra il sodalizio e BURLÒ: da un lato quest’ultimo, dovendo investire l’ampia liquidità realizzata tramite l’evasione fiscale, ha potuto perfezionare agevolmente acquisti immobiliari supportato dalla copertura e dalla protezione fornitagli dai membri dell’organizzazione criminale. Allo stesso modo la cosca ha ottenuto illecitamente ingenti profitti ed il controllo di attività economiche nello specifico settore imprenditoriale. La prima operazione realizzata tramite il suddetto pactum sceleris ha avuto ad oggetto la villa appartenuta al noto giocatore di calcio Arturo VIDAL, recentemente acquistata proprio da BURLO’ e oggi posta sotto sequestro, insieme ad altre prestigiose proprietà, quali una decina di appartamenti nel resort GEOVILLAGE di Olbia e alcuni ristoranti e bar del capoluogo torinese. Nel prosieguo delle indagini è stato possibile appurare come la consorteria ‘ndranghetista, nelle persone dei citati GARCEA e VITERBO, abbia manifestato la propria ingerenza anche in occasione delle Elezioni Politiche Regionali del 26 maggio 2019, nel corso delle quali ha stipulato un “patto di scambio” con il candidato nella lista “Fratelli d’Italia” Roberto ROSSO, consistente nel pagamento della somma di 15.000 euro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti, avvalendosi della mediazione di Enza COLAVITO e Carlo DE BELLIS.  Come è noto, le elezioni si sono concluse con un ottimo risultato per il capolista di Fratelli d’Italia nella circoscrizione di Torino e la nomina dello stesso ad Assessore Regionale.  Dalle indagini è emersa la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa la intraneità mafiosa dei loro interlocutori. In questi giorni gli affiliati avevano in corso un’attività finalizzata alla importazione dall’estero di un grosso quantitativo di stupefacente ed anche il perfezionamento di operazioni di indebite compensazioni di crediti IVA per diversi milioni di euro e ciò ha imposto la sollecita esecuzione della misura cautelare.

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"Secondo le risultanze delle indagini Roberto Rosso è sceso a patti con i mafiosi. E l'accordo ha avuto successo". Lo ha detto Francesco Saluzzo, procuratore generale del Piemonte, a proposito dell'operazione Fenice della Guardia di finanza sulla 'ndrangheta nel Torinese.
Gli investigatori hanno documentato - anche con immagini - diversi incontri tra Rosso e alcuni presunti boss, tra cui Onofrio Garcea, esponente del clan Bonavota in Liguria, anche in piazza San Carlo a Torino. 

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Dalle indagini della guardia di finanza sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta nel Torinese, che hanno portato all'arresto per voto di scambio anche dell'assessore regionale Roberto Rosso, è emersa "la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa la intraneità mafiosa dei loro interlocutori". Lo rende noto la guardia di finanza, impegnata dall'alba di questa mattina con 150 militari nell'esecuzione delle otto misure cautelari in carcere nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo.

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