
Le dirompenti dichiarazioni rilasciate dal giudice Marco Petrini ai magistrati della Procura di Salerno iniziano a lasciare sul campo le prime vittime. A finire nel mirino della Finanza nell'ambito dell'inchiesta "Genesi" (LEGGI QUI) anche Massimo Sepe, cancelliere della Commissione tributaria provinciale di Catanzaro, raggiunto da un avviso di garanzia per il grave reato di corruzione. Stamattina una perquisizione nella cancelleria dove presta servizio da anni è stata finalizzata a trovare i riscontri alla pesante ricostruzione dell'accusa, che lo avrebbe visto consegnare a Petrini " orologi preziosi del tipo Panerai, Hublot, Rolex gmt master e Cartier in cambio del suo interessamento finalizzato ad ottenere l'accoglimento dei ricorsi presentati dai contribuenti avverso gli avvisi di accertamento dell'agenzia delle Entrate e della Guardia di finanza".
Ed è sulla scorta dell'interrogatorio di Petrini reso al pubblico ministero il 5 febbraio scorso che gli inquirenti stamattina hanno proceduto a questa perquisizione negli uffici della Commissione tributaria di Catanzaro perché ritengono "che nei luoghi si trovino documenti, immagini, oggetti, beni, denaro nonché chiavi di cassette di sicurezza e casseforti, cose su qualsiasi supporto, utili ai fini dell'accertamento del reato".
E ancora. Si cercano documenti "utili a comprendere le modalità di assegnazione dei ricorsi della commissione tributaria ai singoli giudici competenti" o "segnalazioni istanze dirette al giudice Petrini in relazione ai ricorsi". O ancora "documentazione utile ad evidenziare eventuali sproporzioni tra i redditi dichiarati degli indagati e le disponibilità economiche con le spese sostenute". Senza dimenticare "documenti utili ad identificare i corruttori".
Si cerca dappertutto. Nell'abitazione di Sepe, a Crotone, nell'ufficio alla Commissione tributaria, a Catanzaro, e in tutti gli immobili che saranno individuati nella disponibilità di Sepe, nonché in tutti i veicoli in uso a lui.
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