Rinascita Scott. Gli avvocati di Pittelli depositano il ricorso in Cassazione per farlo scarcerare

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Giancarlo Pittelli
  15 marzo 2020 17:42

di EDOARDO CORASANITI

E’ l’ultimo rimedio cautelare che l’ordinamento giuridico conosce: il ricorso in Cassazione.

Ed è ai giudici del palazzo in via Cavour che i legali Salvatore Staiano, Guido Contestabile e Giovanni Aricò, difensori dell’avvocato Giancarlo Pittelli, si appellano per ottenere l’annullamento della misura cautelare che dal 19 dicembre scorso vede l’ex parlamentare di Forza Italia chiuso in carcere prima nel capoluogo calabrese e poi a Nuoro nell’ambito dell’operazione anti ‘ndrangheta denominata “Rinascita-Scott”, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, e che ha portato all’arresto di 334 persone e all’iscrizione nel registro degli indagati di 416. Al centro dell’indagine, la cosca di Limbadi guidata da Luigi Mancuso (in passato difeso proprio da Pittelli) e i rapporti tra Stato, mafia e massoneria deviata, di cui proprio Pittelli sarebbe un collante.

I difensori dell’avvocato ora sospeso dal collegio di disciplina, nei giorni scorsi, hanno depositato il ricorso in Cassazione con la speranza di ottenere un esito diverso, sul piano della misura cautelare, da quello ottenuto davanti al Tribunale della Libertà il 9 gennaio.

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Il collegio del Riesame ha negato la possibilità di un alleggerimento della misura perché, tra le altre cose, Pittelli è “solito commettere reati utilizzando la connivenza e la complicità dello Stato”.

Argomentazioni fallaci, illogiche e infondate, sostiene la difesa che punta a demolire l’ordinanza del Gip prima e quella dei colleghi del Tribunale della Libertà dopo. Quest’ultimi, a gennaio scorso, modificano il capo d’imputazione, configurano il concorso esterno e mettono da parte l’accusa di partecipazione all’associazione mafiosa (416bis del Codice penale). Ad essere esclusa è anche l’esistenza di una loggia massonica deviata per come narrata dai collaboratori di giustizia. La misura cautelare, il carcere, però è rimasta la stessa.

Allora si riparte dalla rivalutazione e rilettura degli elementi centrali della vicenda Pittelli: la vicenda del villaggio Valtur, la presunta estorsione Basile, i verbali omissati di Mantella, l’abuso d’ufficio collegato alle violazioni di segreto istruttorio attraverso il colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli.
Episodi da studiare e mettere insieme e che porterebbero all’esclusione di responsabilità penali di Pittelli.

Tasselli già in luce nella memoria difensiva depositata il 9 gennaio scorso al Tribunale della Libertà (LEGGI QUI), quando nell’aula bunker in via Paglia di Catanzaro la discussione degli avvocati dura fino alle 23.40 (LEGGI QUI).
 
Nel frattempo, l’agenda delle attività giudiziarie svolte segna in rosso febbraio scorso, quando i legali dell’ex parlamentare presentano un’istanza (ex 299 del codice di procedurale penale) per chiedere la modifica della misura cautelare del carcere a quella degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Il Gip rigetta e la palla passa all’Appello cautelare che deciderà il prossimo 23 aprile (LEGGI QUI), salvo rinvii dettati dell’emergenza Coronavirus.

La trattazione dell’udienza in Cassazione, invece, dovrebbe essere prevista a distanza di 45 giorni dal deposito, quindi a metà aprile.

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