Scandalo all'Asp, non si trovano gli atti nel fascicolo di "Stop and go" e l'udienza viene rinviata a dicembre

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La conferenza stampa di "Stop and go"
  18 ottobre 2019 17:42

di STEFANIA PAPALEO

L’Asp di Catanzaro sarà parte civile al processo “Stop and go”, che ruota intorno ai fondi pubblici destinati agli anziani e dirottati sui conti correnti personali di chi si sarebbe addirittura pagato un viaggio all’estero per sé e per la propria famiglia. La difesa dei 12 imputati aveva tentato inutilmente di opporsi alla richiesta di costituzione avanzata nell’interesse dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro dall’avvocato Piero Mancuso. Il gup, Ferrante, ha detto no e ha tirato dritto per la sua strada, salvo fermare la corsa processuale davanti al “buco nero” rilevato nel fascicolo d’udienza dall’avvocato Gregorio Casalenuovo. Si tratta, in pratica, di atti indicati nel provvedimento di chiusura delle indagini notificato lo scorso anno dalla Procura, ma mai realmente allegati per poter essere visionati dalla difesa. Da qui l’eccezione preliminare, sollevata dal legale della difesa di uno degli imputati (alla quale si sono ovviamente associati gli avvocati Eugenio Perrone, Enzo Ioppoli, Francesco Laratta, Salvatore Staiano, Luigi Sciumbata, Giovanni Grotteria, Simone Rizzuto e Marinella Costa) e accolta dal giudice, che ha dato appuntamento a tutte le parti in causa a dicembre per verificare l’esistenza dei documenti mancanti, prima di tornare in aula a febbraio per riprendere il corso dell’udienza preliminare .

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A salire sul banco degli imputati Giuseppe Pugliese, direttore amministrativo dell’Asp,   Giuseppe Romano direttore del servizio informativo,  Francesco Francavilla direttore dell’unità operativa gestione risorse economiche, Francesco Grillone, collaboratore amministrativo dell’unità operativa e addetto alla gestione di spesa, Maurizio Rocca dirigente medico, Silvia Lanatà, Giuseppe Fazio, Dario Marino e Ieso Rocca dipendenti addetti al servizio informativo aziendale, Caterina Simonetta, collaboratrice amministrativa dell’unità gestione risorse economiche, Francesco Papaleo, collaboratore amministrativo dell’unità operativa gestione risorse umane, e  Damiano Congiusta, collaboratore di questa unità. Per tutti l’accusa è quella di peculato in concorso, per essersi appropriati di una somma pari a 166mila euro destinata a progetti finanziati dalla Comunità europea senza, però, aver svolto alcuna attività lavorativa. Sarebbe stato Giuseppe Romano, in particolare, a disporre la liquidazione delle spettanze, mentre Francesco Francavilla avrebbe adottato gli atti istruttori propedeutici al saldo delle risorse. Questa, almeno, l’accusa formulata contro gli imputati dal pm titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Fabiana Rapino (ieri rappresentata in aula dal collega Domenico Assumma), che, a luglio del 2017, aveva ottenuto dal gip, Barbara Saccà, un  sequestro  preventivo di beni mobili e immobili dal valore di oltre 300 mila euro.

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Al centro dell’inchiesta un vorticoso giro di carte false, che avrebbe accompagnato l’allegra gestione del progetto denominato “Stopandgo”, acronimo di “Sustainable technology for older people – get organised”, che aveva coinvolto diversi partner europei. Un progetto, co-finanziato dalla commissione europea nel 2013 per oltre 760 mila euro e finalizzato a migliorare il sistema di forniture pubbliche di beni e servizi socio-sanitari a beneficio della popolazione anziana, anche mediante servizi potenziati di telemedicina e domotica, che, invece, si sarebbe trasformato in un bancomat per gli indagati per almeno due anni, ovvero tra il 2014 e il 2016, così come dimostrerebbero le intercettazioni telefoniche e ambientali che, per gli inquirenti, rappresentano prove vere e non indizi. E, nel momento in cui la dirigenza se ne sarebbe accorta, non avrebbe fatto nulla per rimettere a posto le cose, sostiene la Procura nel suo atto d’accusa, esteso proprio per questo motivo a Pugliese, per avere quest’ultimo, in qualità di direttore amministrativo,  piuttosto aiutato gli indagati – ed in primo luogo Giuseppe Romano e Francesco Francavilla – ad eludere le investigazioni e ad impedire l’attività di ricerca della prova, dissuadendo anche i vertici dell’Asp a presentare denuncia e sollecitando Francavilla a “sistemare le carte”, creando “documentazione ad hoc dalla quale far risultare il lavoro fittiziamente svolto e la relativa rendicontazione”.

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Così come emergerebbe da una delle tante immagini captate dai finanzieri, con gli indagati seduti tutti insieme intorno ad un tavolo a creare, calendario alle mani, a posteriori, il registro delle presenze del progetto in questione, portando avanti solo un’attività minimale di consultazione di mercato ai fini esplorativi e, una volta ottenuta l'anticipazione finanziaria dall’istituzione europea, per un ammontare di oltre 300 mila euro, anziché perseguire gli obiettivi prefissati,  sperperando questa somma attraverso l’elargizione, a se stessi, di cospicui emolumenti di ben 166mila euro per il fittizio apporto lavorativo fornito da ciascuno (Giuseppe Romano: 68.309,90 euro; Maurizio Rocca: 18.567,37 euro; Silvia Lanatà: 13.979,18 euro; Giuseppe Fazio: 13.979,18 euro; Dario Marino: 13.979,18 euro; Ieso Rocca: 13.979,18 euro; Francesco Grillone: 6.773,89 euro; Francesco Papaleo: 1.225,30 euro; Caterina Simonetta: 1.323,73 euro; Francesco Francavilla: 13.553,31 euro; Damiano Congiusta: 579,05 euro.). In particolare, Giuseppe Romano, responsabile unico e referente del progetto per l’Asp di Catanzaro, travisando le finalità del progetto, avrebbe reiteratamente richiesto e ottenuto, per sé e per altri dieci indagati, la liquidazione di ingenti indennità “fuori busta paga”, illecitamente spesate con denaro proveniente dai fondi europei, predisponendo la documentazione connessa a tali erogazioni illecite con il concorso di Ieso Rocca, per poi appropriarsi di ulteriori 13 mila euro circa a titolo di rimborsi spese per svariate trasferte, sia in Italia che all’estero, mediante la predisposizione di specifici giustificativi di spesa falsi ovvero alterati nel loro contenuto.  Sempre Romano, poi, si sarebbe accusato, con il concorso di Francavilla, di aver distratto ulteriori 122 mila euro circa per stipulare un protocollo operativo con Federsanità, altro partner nazionale del progetto Stopandgo, già destinatario, per la stessa funzione, di specifici stanziamenti.

Tutto questo, ovviamente, secondo un quadro accusatorio che imputati e difensori si preparano a far crollare davanti al giudice.

 

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