
L'accesso agli atti, i malumori, i contrasti fra gli uffici. E adesso la richiesta di un parere pro veritate a un legale esterno. E' sempre più ingarbugliata la vicenda dell'incarico di primario di Urologia dell'azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro.
Come raccontata da La Nuova Calabria a gennaio (LEGGI QUI), sono sorti dei problemi prima della 'ufficializzazione' della graduatoria e prima del conferimento dell'incarico. Uno dei partecipanti aveva chiesto un accesso agli atti. E, leggendo l'ultimo atto del Pugliese, "ha sollevato dubbi circa l’ammissibilità della domanda di partecipazione sottoscritta dal primo degli idonei in relazione ad alcune omesse dichiarazioni".
Cosa è successo dopo? All'interno dell'azienda ospedaliera ci si è divisi. Nel senso che l'Ufficio Legale ha ritenuto "che la mancata dichiarazione palesasse una irregolarità/illegittimità della stessa domanda di partecipazione", mentre per l'ufficio Risorse Umane "la mancata dichiarazione di che trattasi, non essendo prevista nel relativo bando quale causa di esclusione dal concorso, non costituirebbe motivo di preclusione alla partecipazione alla procedura selettiva del candidato risultato tra gli idonei". Essendo le due posizioni inconciliabili, si è deciso così di affidare a un avvocato esterno la redazione di un parere pro veritate per dirimere questo contrasto. (g.r.)
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