Le accuse di oggi sono quelle di ieri tranne che per Bruno Dolce la cui posizione sarà trattata nell'udienza del 5 maggio per decidere sull'eccezione formulata in parte da Antonio Lomonaco e in parte da Arturo Bova sulla inutilizzabilità delle intercettazioni poiché tutto nasce dal altro procedimento.
Oggi, in aula nell'ambito dell'udienza scaturita dall'operazione denominata "Lucciole e lanterne" il pubblico ministero Graziella Viscomi, titolare del fascicolo, ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per Francesco Bagnato (difeso da Arturo Bova e Gennaro Piero Mellea), assistente capo coordinatore della Polizia di Stato, Antonio Fratto, difeso dall'avvocato Domenico Cortese, e Giuseppe Borrelli (difeso da Pietro Funaro), coinvolti nell’inchiesta “Lucciole e Lanterne”, scattata a marzo dello scorso anno.
L’OPERAZIONE: È l’11 marzo quando la Squadra Mobile di Catanzaro diretta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro – Direzione Distrettuale Antimafia esegue un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 persone ritenute responsabili di appartenere ad una associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso l’organizzazione di matrimoni di comodo e la produzione di ulteriore documentazione falsa, e di 4 persone, destinatarie di una seconda ordinanza cautelare ritenute, gravemente indiziate del reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione (LEGGI QUI).
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