"È giunto il momento di fare chiarezza sulle responsabilità in merito alla questione “rifiuti” a Cosenza". Così scrivono in un comunicato congiunto CASCo – Comitato Area Storica Cosenza, Italia in Comune – Cosenza , Comitato Rivocati Riforma e Viale Giacomo Mancini: Riapriamolo subito (gruppo Facebook).
"Il servizio di gestione dei rifiuti urbani comprende le attività di raccolta, trasporto, recupero e smaltimento. La filiera, però, si blocca a ogni piè sospinto e, di fatto, si continua a lavorare sulle emergenze. In attesa della nuova impiantistica prevista nel Piano regionale di gestione dei Rifiuti Urbani, approvato nel 2016, la capacità impiantistica attuale è in grado di coprire la domanda di trattamento dei rifiuti a livello regionale per tutto il periodo invernale, ma non è nelle condizioni di fronteggiare l’inevitabile surplus estivo, per cui la Regione ha sopperito emanando, il 9 luglio 2019, l’ordinanza “contingibile ed urgente” n.93, con cui si dava, in deroga alle leggi ambientali di riferimento, l’autorizzazione a ricevere e trattare rifiuti alle strutture, pubbliche e private, fino ad un massimo del 50% del valore autorizzato, decidendo di affiancare i comuni calabresi per un anno, in attesa che gli Ambiti Territoriali Ottimali, ATO, diventino operativi".
"In Calabria - scrivono - gli ATO sono 5, disegnati su base provinciale, costituiti dai Comuni che subentrano, di fatto, alla Regione nei rapporti e nei contratti con le società di stoccaggio e smaltimento e sovrintendono alla governance del servizio rifiuti (Legge Regionale n.14 del 2014 e ss.mm.ii recante “Riordino del servizio di gestione dei rifiuti urbani in Calabria”). La delega alla gestione dei rifiuti è tornata, temporaneamente, alla Regione perché gli ATO sono ancora non completamente operativi. Gli ATO sono composti dai Comuni ricadenti nelle singole province e, tra loro, vengono individuati i Comuni Capofila che devono, altresì, provvedere a pagare l’imposta dovuta alla Regione per attivare la delega alle società affidatarie dei servizi di smaltimento. Per la provincia di Cosenza è il Comune capoluogo a essere capofila dell’ATO ed è proprio questo a bloccare l’ingranaggio. È al Comune di Cosenza, infatti, che tutti i comuni costituenti l’ATO hanno versato le somme dovute alla Regione per consentire il pagamento di Calabria Maceri, la società aggiudicataria preposta allo smaltimento dei rifiuti. A questo punto occorre fare una precisazione : si dice che sia stata la morosità dei comuni che costituiscono l’ATO a bloccare il processo, dalla raccolta allo smaltimento, ma la verità è che i comuni afferenti all’ATO di Cosenza hanno raggiunto la quota dell’80% del pagamento dovuto al Comune Capofila che è, nel frattempo, andato in dissesto finanziario e non ha trasferito i fondi derivanti da tali versamenti alla Regione. Che significa? I soldi di tutti gli altri Comuni virtuosi sono bloccati in un fondo vincolato nelle casse del comune moroso. Cosenza appunto. E l’Amministrazione di Cosenza che fa? Invece di prendersi le proprie responsabilità, scarica la colpa sui cittadini che non differenziano (salvo poi vantarsi a Roma di essere un Comune Riciclone), sulle amministrazioni del passato (nonostante l’Amministrazione Occhiuto sia ormai all’ottavo anno), sulla Regione (del presente e del futuro), sulle inique leggi dello Stato, ma la verità è che in dissesto il Comune lo hanno mandato loro e che, chiaramente l’amministrazione di Cosenza è da considerarsi pericolosa per sé e per gli altri comuni che con lei hanno a che fare".
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