E' tutto nelle carte. Ci sarebbe una somma di denaro dovuta dal padre, di professione broker finanziario dietro il rapimento della figlia minorenne avvenuto il 10 settembre 2023 a Catanzaro, rilasciata dopo poco a Marcellinara culminato con il fermo di Aniello Agnello, 36 anni, residente a Scafati in provincia di Salerno e Francesco Izzo, 39 anni di Torre Annunziata, agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico su ordinanza del gip campano, che ha poi trasferito gli atti a Catanzaro competente per territorio.
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Entrambi sono indagati per sequestro di persona a scopo di estorsione “al fine di conseguire per loro o per altri un ingiusto profitto dal padre della vittima come prezzo della liberazione".
Nelle carte viene ricostruito il rapimento. Prima di tutto la telefonata al 113 di una persona che assiste al rapimento: la giovane che viene fatta scendere da due uomini con la forza dalla sua automobilina nel quartiere Santo Janni, alla periferia del capoluogo
Poi, la telefonata alla mamma . Un attimo. Il terrore, la paura.
Poco dopo, attraverso l’applicazione “dov’è” installata sul cellulare del padre, un consulente finanziario, gli investigatori riescono ad individuare la posizione della giovane a Marcellinara , dove la ragazza è in compagnia di un uomo, che dichiara di averla incontrata impaurita per strada e di averle prestato soccorso.
Le indagini passano nelle mani della Squadra Mobile di Catanzaro e la ragazza racconta i dettagli del rapimento, fornendo l’identikit dei suoi rapitori . Riconosce Aniello Agnello, ma non Francesco Izzo.
Il resto lo faranno le indagini.
Dopo aver appreso la notizia del rapimento della figlia, il consulente finanziario, sospettando il coinvolgimento nella vicenda di Francesco Izzo, prova a contattarlo, ma senza risposta. Pochi minuti dopo è lo stesso Izzo a farsi vivo, contatta il padre della vittima, il consulente finanziario lo aggredisce verbalmente, accusandolo del rapimento della figlia e Izzo replica “e i ragazzi se ne tornano a mani vuote?”. Gli indagati una volta arrestatati per finire agli arresti domiciliari, confessano agli inquirenti di aver compiuto il rapimento spiegandone anche le ragioni economiche sottese.
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