Rapporto Legambiente, la maladepurazione affoga i mari calabresi

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  13 agosto 2019 16:42

di ANTONELLA SCALZI

Mari e laghi italiani stanno male. In Calabria, come in molte altre aree del Sud, va anche peggio. Gli ultimi risultati delle analisi delle acque lungo le coste e nei laghi del Belpaese raccolte grazie alle campagne estive Goletta Verde e Goletta dei Laghi delineano un quadro disarmante. In acqua finisce di tutto, altro che depurazione e leggere i risultati riferiti ai 262 punti campionati è come leggere un bollettino di guerra che da noi come in Sicilia e Campania diventa un diario da trincea. Non si depura perché gli impianti non ci sono o funzionano male, proliferano gli allacci abusivi e una zona su tre tra quelle monitorate lascia emergere criticità importanti.

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A nulla sembrano servire, dunque, gli appelli e le multe dell’Unione europea e oggi a Roma Legambiente ha portato in scena l’ennesimo quadro sconfortante. Per farlo emergere è bastato prendere in considerazione i punti più a rischio perché le analisi hanno dimostrato che i sospetti di cittadini e Legambiente erano più che fondati. In Calabria sono molti i punti fortemente inquinati. Il lido comunale di Reggio Calabria non migliora e a Brancaleone, San Ferdinando, Ricadi, Vibo Valentia, Lamezia Terme, Isola Capo Rizzuto, Crotone, Le Castella, Acquappesa, Guardia Piemontese e Rossano non va meglio.

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Ciò ovviamente non vuol dire che la Calabria non possa più contare su un mare che - come dice Jovanotti - «spacca il cuore dalla bellezza e dalla gioia». Significa, piuttosto, che bisogna invertire la rotta finché si è in tempo prendendo ad esempio quei punti dove le analisi hanno responsi decisamente più confortanti. È il caso di Marina di Gioiosa Ionica, Melito Porto Salvo, Montepaone, Villapiana e Nocera Terinese. Parametri nei limiti e così anche in Calabria posti da cartolina si salvano da quel bollino nero che rischia di affossare il turismo. Sullo sfondo ci sono i parametri microbiologici e vengono considerati come inquinati i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione. Fortemente inquinati, invece, sono quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo. E quel 36 per cento di campioni le cui analisi parlano di valori di inquinanti elevati, tra i quali spicca un 29 per cento bollato addirittura fortemente inquinato, traccia un quadro davvero preoccupante.

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Foci di fiumi e torrenti, fossi o canali soffrono anche perché troppo spesso mancano i controlli nella convinzione che siano luoghi in prossimità dei quali l’inquinamento è inevitabile. Niente di più falso e il vero problema sembra essere l’assenza di controlli ufficiali. Poi arrivano le analisi e per un po’ si torna a parlare di come salvare il mare che sta morendo soffocato da plastiche e micro-plastiche che a causa di una scarsa cultura ambientalista finiscono anche sulle nostre tavole.

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