Il manifesto pone l’accento su una lista di azioni urgenti per affrontare quella che in Calabria è oramai una vera e propria emergenza in termini di sicurezza, sanità e ambiente.
16 settembre 2021 12:19Save the Dogs lancia un appello agli aspiranti governatori affinché la lotta al randagismo diventi una priorità nelle loro agende politiche e presenta il manifesto con 10 azioni concrete da sottoscrivere e inserire nei propri programmi elettorali. Tra le richieste, la creazione di una rete di ambulatori sanitari convenzionati, campagne di sterilizzazione, obbligo di censimento, limite massimo di 150 animali per canile.
E’ indirizzato ai quattro aspiranti governatori della Calabria il manifesto in 10 punti contro il randagismo sviluppato da Save The Dogs and Other Animals – no profit italiana impegnata da vent’anni nella lotta al randagismo - e già sottoscritto da 12 associazioni di volontariato attive sul territorio nella tutela degli animali. Nel documento sono state inserite le 10 azioni da sottoscrivere e inserire nel programma elettorale come impegno pubblico dei candidati nei confronti dei cittadini.
Il manifesto pone l’accento su una lista di azioni urgenti per affrontare quella che in Calabria è oramai una vera e propria emergenza in termini di sicurezza, sanità e ambiente. Le richieste vanno dalla creazione di una rete di ambulatori sanitari convenzionati per le attività di sterilizzazione e iscrizione in anagrafe canina (la peggiore d’Italia) all’accesso obbligatorio delle associazioni di volontariato ai canili calabresi, che spesso ospitano oltre 1.000 cani e che sono quasi tutti gestiti da società private
“Le richieste del manifesto nascono dall’analisi fatta avviando “Non uno di troppo”, il nostro progetto pilota di contrasto al randagismo partito lo scorso aprile tra Cosenza e Crotone, ma sono le medesime istanze delle associazioni di volontariato e di alcuni amministratori locali che ho incontrato a giugno – commenta la Presidente di Save the Dogs, Sara Turetta, “molti dei quali hanno ricevuto minacce per aver toccato gli interessi di chi gestisce appalti milionari. Le recenti indagini delle Procure di Reggio Calabria e Catanzaro non lasciano dubbi: la criminalità organizzata controlla il business canili della regione”.
Oggi in Calabria il randagismo ha assunto dimensioni drammatiche a causa delle gravi inadempienze delle istituzioni, che hanno sistematicamente disatteso quanto previsto dalla legge regionale, e delle infiltrazioni della criminalità nella gestione dei canili convenzionati con le pubbliche amministrazioni. Sul problema si accendono i riflettori dei media solo dopo eventi tragici come la morte, poche settimane fa, della giovane Simona Cavallaro, aggredita da un branco di cani da guardiania a Satriano (CZ).
Secondo il Rapporto 2019 LAV (dati 2018) sono circa 15.000 i cani detenuti nei canili della Calabria, 1.492 sono le adozioni effettuate (prevalentemente verso il nord), 20 milioni di euro la spesa media annua per il mantenimento degli animali nelle strutture e per i risarcimenti a carico delle ASP per gli incidenti causati dai cani randagi. Non si conosce invece il numero degli animali vaganti, che probabilmente tocca le diverse decine di migliaia tra randagi e semi padronali. Nessun dato è stato fornito dalla regione Calabria nel 2019 e nel 2020.
A completare un quadro già disastroso si aggiungono i canili privati sovraffollati, la mancanza di canili sanitari - il presidio principale per la sterilizzazione e l’identificazione canina – e i sistematici episodi di maltrattamento e avvelenamento di animali, con gravi rischi per l’incolumità pubblica.
“Questo scenario allarmante non può più passare inosservato ed è indegno di un paese civile. La lotta al randagismo deve diventare una battaglia condivisa tra politica e terzo settore. Le parole non bastano più: servono fatti e azioni concrete. Bisogna agire in fretta per prevenire altre inaccettabili tragedie e per creare un sistema virtuoso, un progetto possibile solo quando si lavora in sinergia e con trasparenza per un obiettivo comune. Auspichiamo un’adesione trasversale da parte di tutti i candidati, affinché il manifesto entri a far parte del loro programma elettorale”, conclude Sara Turetta.
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