I precedenti non lasciavano certo ben sperare, ma ci aspettavano almeno un colpo di coda di dignità. Non c’è stato nemmeno quello. La sottoscrizione del Contratto integrativo decentrato aziendale (CIDA) 2018, è congelata da mesi. Nonostante le innumerevoli richieste da parte del sindacato CSA-Cisal di convocare la delegazione trattante per chiudere la partita, il presidente, che è il direttore generale del Personale Bruno Zito, ha dato prova di quanto penda dalle labbra di pochi politici piuttosto che tutelare le prerogative di migliaia di dipendenti regionali. E lo ha pure scritto nero su bianco. In una risposta inviata al sindacato, datata 3 settembre, Zito ha detto di aver “posto all’attenzione del Presidente della Giunta e all’Assessore al Personale, l’esigenza non più procrastinabile di uscire dall’empasse (e comunque si scrive “impasse”!) in cui versa la trattativa sindacale a seguito delle motivazioni dai sindacati confederali, motivazioni, queste, attinenti a profili politico-istituzionali e non tecnici”. Poi, in un secondo passaggio: “non posso esimermi dal tutelare le prerogative della parte pubblica della citata delegazione in ordine all’esigibilità degli istituti contrattuali da parte dei dipendenti regionali”, e infine, badate bene, “… la terrò informato sugli sviluppi non appena riceverò una risposta”. In sintesi, il direttore generale vuole dire che pur se migliaia di lavoratori hanno, sulla carta, il legittimo diritto di lamentarsi per i ritardi nell’applicazione degli istituti contrattuali tutto dipende dalla politica. Ma cosa c’entra la politica con i diritti dei lavoratori? Ma perché mai – insiste il sindacato CSA-Cisal – la firma del CIDA 2018 dovrebbe passare, in maniera così invasiva (fatta eccezione per l’autorizzazione formale, che è cosa diversa dal negoziato) dal Presidente della Giunta e dall’Assessore al Personale se è un fatto che attiene i rapporti dipendenti-Amministrazione regionale regolata dal CCNL? Zito è un direttore generale della Regione Calabria o dei politici che, pro tempore, detengono il potere? E dire che lo stesso Assessore al Personale, che a suo tempo avevamo difeso da uno scriteriato attacco di altre organizzazioni sindacali, aveva detto di volersi tirare fuori da una trattativa che esulava dalle sue strette competenze. Ora torniamo indietro?
Il sindacato CSA-Cisal è stato sempre trasparente sul suo operato. Abbiamo effettuato innumerevoli solleciti, scritti e verbali, affinché l’Amministrazione convocasse il tavolo, sapendo che i tempi rischiavano di allungarsi pericolosamente visto che siamo alle porte del 2019. Siamo rimasti inascoltati. Il direttore generale, snobbando ogni richiesta, non è riuscito a fissare una data per la convocazione di un incontro con le sigle sindacali. Proprio per questa mancanza, aggravata dalle giravolte giuridico-amministrative della controparte, dobbiamo dire ai lavoratori che la situazione rischia di precipitare. I tempi tecnici per la sottoscrizione del CIDA 2018 sono sempre più assottigliati. In pratica, non si può più perdere nemmeno un giorno. C’è il concreto rischio che gli sforzi profusi in tutti questi mesi vadano perduti. I lavoratori, a causa della melina – a questo punto della parte datoriale – possono non vedersi riconosciuta la progressione orizzontale legata alla chiusura del contratto integrativo del 2018 ed all’avvio e chiusura del contratto decentrato 2019 entro il 31 dicembre 2019, proprio a causa di questi fortissimi ritardi. Sarebbe una mortificante beffa. Gli stipendi dei lavoratori pubblici sono stati bloccati per più di dieci anni e con il costo della vita in aumento il loro potere d’acquisto si è notevolmente ristretto. Fra tasse ed altre trattenute una categoria base si ritrova con uno stipendio ridotto all’osso, pensiamo a quanto possa far comodo qualche euro soprattutto se la famiglia del lavoratore è monoreddito.
Il sindacato CSA-Cisal per spezzare questa catena di ignavia chiede l’assunzione di impegni formali e sostanziali affinché si firmi a stretto giro il CIDA 2018. I tempi devono essere chiari e certi. Altrimenti non escludiamo di porre in essere, assieme ai lavoratori, azioni eclatanti. Si lascino da parte altre questioni che sono assolutamente superflue in questo momento. La convocazione odierna delle Rsu per decidere intempestivamente, dopo la metà dell’anno e ad un passo dalle elezioni regionali, la decadenza e il subentro dei nuovi membri è come pensare ad una macchia sul pavimento mentre ti sta entrando il ladro in casa. Il primo e unico punto da trattare in assemblea è la firma del CIDA. Dopo si può pensare ad altro. Ora è il tempo di stringersi insieme e puntare uniti all’obbiettivo di portare a casa il risultato. Lo si deve in nome delle energie dedicate a garantire l’attivazione delle progressioni orizzontali e verticali, soprattutto in nome dei lavoratori che attendono da tempo di vedersi riconosciuto questo diritto
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736