di EDOARDO CORASANITI
La storia giudiziaria dell’avvocato Giancarlo Pittelli segna due nuove tappe. Da una parte la decisione del Giudice delle indagini preliminari che non cambia idea: per Pittelli, detenuto nel carcere di Nuoro nell’ambito dell’indagine anti ‘ndrangheta “Rinascita Scott”, la misura degli arresti domiciliari fuori regione con braccialetto elettronico non è congrua. Deve restare in carcere.
Dall’altra, la “risposta” dei suoi legali che hanno già presentato l’appello cautelare al Tribunale della Libertà per continuare la battaglia giuridica e professionale, convinti, per come si leggeva nella memoria presentata ai giudici del Riesame, che “Pittelli è platealmente innocente” (LEGGI QUI) Una battaglia che nella fase cautelare ha portato ad un risultato, seppure parziale: la riformulazione del capo di imputazione da partecipazione all’associazione mafiosa (416 bis del codice penale) a concorso esterno in associazione mafiosa. Una modifica non solo formale ma che non ha portato alla sostituzione o annullamento della misura. Con la decisione del gennaio Pittelli è rimasto in carcere.
Il calendario segna il 31 gennaio scorso quando il Gip Barbara Saccà rigetta la richiesta di revoca della misura cautelare detentiva. Sono i legali dell’avvocato catanzarese, Guido Contestabile e Salvatore Staiano, a chiedere al magistrato la sostituzione dal carcere agli arresti domiciliari fuori regione con il braccialetto elettronico.
Il giudice però rigetta la richiesta, con una motivazione che ribadisce le ragioni del no a partire proprio dal parere contrario del pubblico ministero.
L’istanza iniziale degli avvocati parte da “profili di novità in punto di esigenze cautelari”, validi e opportuni per alleggerire la misura: la possibilità, appunto, di affrontare la misura cautelare attraverso il braccialetto elettronico.
Il Gip sostiene che la valutazione del “fatto nuovo” può essere posta all’attenzione del giudice solo in presenza di un evento, esterno e sopravvenuto, che “sia idoneo a ripensare il quadro cautelare sotto il profilo delle esigenze, almeno in casi in cui, salvo il riconoscimento della gravità indiziaria, si discute di trattamento cautelare in senso stretto”.
E’ dalla decisione del Riesame che Saccà muove le fila, ribadendo che ha evidenziato una condotta di maggiore allarme sociale tanto da ribadire, ritenuto il pericolo di reiterazione di condotte analoghe, la scelta del carcere. Lo stesso Tdl, sostiene il Gip, avrebbe potuto modificare la misura, ma non l’ha fatto non ritenendo “congrua e proporzionata rispetto alla pericolosità dell’indagato e al pericolo cautelare”.
Insomma, la recente valutazione del Tdl non potrebbe essere superata: mancherebbe un nuovo fatto idoneo capace di ridurre il pericolo di reiterazione del reato e dei presunti reati commessi. Il Gip, inoltre, non ritiene che il pericolo di reiterazione possa essere scalfito dal clamore mediatico e dalla reazione di Pittelli all’intera vicenda del suo arresto.
E poi l’affondo dello stesso Giudice: le relazioni costruite negli anni dall’ex parlamentare non sarebbero venute meno. Legami che, per il giudice, non si limitano alla regione Calabria ma che si estendono in tutta Italia.
L’appello al Tribunale della Libertà degli avvocati Contestabile e Staiano non tarda ad arrivare. L’argomentazione si basa sul fatto che, per i difensori, il Gip trascura la possibilità per Pittelli di eseguire la misura cautelare in un domicilio fuori regione di Pittelli. Un “fatto nuovo” non emerso nemmeno di fronte ai giudici del Riesame e che per i legali sarebbe determinante per una nuova valutazione.
Non una richiesta frutto di un’invenzione teorica ma che trova fondamento nel dettato di legge e che per Staiano e Contestabile sarebbe realizzabile, concreta, fattibile.
Ora spetterà ai magistrati del Tdl decidere.
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