Sulla rivolta dello scorso 6 febbraio "A fungere da detonatore pare abbia contribuito la presenza nei reparti di media sicurezza di un elevato numero di detenuti affetti da patologia psichiatrica"
08 febbraio 2022 16:00Dopo la rivolta dei detenuti nel carcare di Catanzaro, avvenuta lo scorso 6 febbraio (LEGGI QUI) il sindacato del SiNAPPe scrive al Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (Dap), Bernardo Petralia, "non solo al fine di denunciare le gravi ed irrisolte criticità, ma anche al fine di sollecitare soluzioni immediate e concrete", così si legge nella lettera scritta dal Segretario Generale Vicario del SiNAPPe, Raffaele L. Pellegrino.
Sul disordine dello scorso 6 febbraio il sindacato scrive: "Ha interessato il penitenziario per alcune ore e per la cui gestione si è resto necessario non solo il richiamo in servizio del personale non di turno, ma anche l’allerta delle altre forze di polizia per il pattugliamento delle aree esterne".
Sulle origini della rivolta, la lettera prosegue: "A fungere da detonatore pare abbia contribuito la presenza nei reparti di media sicurezza di un elevato numero di detenuti affetti da patologia psichiatrica. Va infatti dato atto di come, a fronte dei 10 posti disponibili per detenuti psichiatrici, ve ne siano ben 80 ospitati a Catanzaro, allocati nei reparti destinati alla media sicurezza; penitenziario che ospita altresì detenuti AS (Alta Sicurezza). Ove dovessimo rapportare questi dati all’esiguità della pianta organica e al livello delle assenze, sulle cui cause pure ci si dovrebbe interrogare, risulta di tutta evidenza come la questione catanzarese venga di fatto sottostimata e certamente non adeguatamente affrontata".
"Il bilancio di giorno 6 - continua il sindacato - si è chiuso con 3 poliziotti contusi durante la rivolta e con numerosi danni alla struttura, ma le vicende dalla primavera 2020 ci hanno insegnato come la conta avrebbe potuto essere ben più consistente. Detto ciò, è con cogente urgenza che si richiede all’Amministrazione Centrale di intervenire, anche previa visita istituzionale, al fine di porre rimedio ad una condizione che rischia di divenire “fuori controllo”. V’è necessità di porre un argine a quello che gli operatori avvertono con un serpeggiante senso di impunità fra la popolazione detenuta, che legittimerebbe comportamenti antisociali cui non fa da contraltare una risposta forte da parte delle Istituzioni Penitenziarie, pur comprendendo tutti i vincoli legati all’intrasferibilità dei detenuti posti a disposizione dell’Autorità Giudiziaria".
Infine, la lettera si conclude: "Serve un urgente ripensamento di organizzazione del Penitenziario “Siano”; serve una volta per tutte una politica sulla gestione dei detenuti affetti da disturbi psichici e psichiatrici; servono risposte in merito agli organici. Nell’esprimere vivi sensi di compiacimento per le abilità professionali dimostrate dal personale nella gestione dell’emergenza, il Si.N.A.P.Pe fa appello alla responsabilità di tutte le autorità in indirizzo per l’immediata individuazione di soluzioni concrete da offrire alla Casa Circondariale del
capoluogo calabrese".
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