di GABRIELE RUBINO
Tutto finito? Non esattamente, ma c'è almeno un punto di partenza. La clinica Sant'Anna Hospital è ufficialmente autorizzata e accreditata per svolgere prestazioni nel servizio sanitario calabrese. Il Dca n. 43, che non risolve tutte le questioni aperte, firmato oggi dal commissario Guido Longo è l'antologia del burocratese. Quattordici pagine di prese d'atto, rimandi a norme e documenti. La sostanza è che l'accreditamento c'è. Meno chiaro (e non sarebbe un aspetto trascurabile) se si tratta di un rinnovo o come potrebbe essere anche legittimo interpretare dalla lettura del documento un 'nuovo' accreditamento. Ma la vicenda è così ingarbugliata che questo sembra quasi un particolare secondario.
Al netto del fiume di tecnicismi, spicca una sfumatura non proprio da documento amministrativo. Così come aveva fatto l'Asp di Catanzaro nella delibera di ieri di presa d'atto -l'ennesima di questa vicenda- del verbale favorevole dell'OTA (organismo tecnicamente accreditante), l'ex prefetto Guido Longo ha ribadito "che verranno, comunque, valutati eventuali ulteriori sviluppi dell'inchiesta giudiziaria, meglio conosciuta come 'Cuore Matto', da cui emergerebbe gravissima truffa ai danni dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro e, conseguentemente, ai danni del Sistema Sanitario della Regione Calabria". E questo è un punto essenziale. Sebbene l'accreditamento sia una questione circoscritta al possesso di requisiti asettici, non si può dire che l'epopea del Sant'Anna Hospital sia sganciata dall'inchiesta 'Cuore Matto'. Essenzialmente perché tutto è partito da lì. Non sarà un caso che fra le prescrizioni richieste (e poi soddisfatte) ci sia stata propria la riattivazione del reparto UTIC, esattamente quello al centro dell'indagine della Procura. La lotta campale per l'accreditamento è partita praticamente il giorno successivo. Non alla vigilia di Natale, quando arrivò la sospensione delle prestazioni da parte dell'Asp ma, come aveva segnalato La Nuova Calabria, molte settimane prima (LEGGI QUI).
Il non tutto risolto si traduce nel fatto che il Sant'Anna Hospital può anche operare per il pubblico ma per adesso non è scontato possa incassare. Per questo serve il contratto. E qui il pallino torna all'Asp. Lo stesso commissario Longo ha precisato nel decreto che: "l'accreditamento non determina automaticamente il diritto del privato ad accedere alla fase contrattuale e può essere soggetto a revisione in relazione al mutarsi delle condizioni che ne hanno originato l'adozione". "Dunque- si legge ancora- il presente provvedimento non comporta l'obbligo per le aziende e gli enti del servizio sanitario regionale di procedere alla stipula di accordi contrattuali". La clinica, per adesso, può anche accedere al finanziamento delle banche, ma prima o poi la questione del budget pubblico (fino all'anno scorso il più elevato in Calabria per singola struttura) si porrà. Se c'è una scommessa quotata bassissimo è che la terna prefettizia mai e poi mai sottoscriverà il contratto con il Sant'Anna Hospital, una struttura privata che nei documenti ufficiali scrive essere accusata di 'gravissima truffa" ai danni della stessa azienda e della sanità calabrese. Vuoi che dei prefetti firmino un contratto che sfiora i 30 milioni di euro di valore di soldi pubblici? Piuttosto attenderanno l'insediamento del commissario ad acta (quello nominato dal Tar) che impone di decidere se contrattualizzare o meno Sant'Anna Hospital per l'anno 2020 entro due mesi dalla sentenza. Ne mancano una cinquantina e comunque l'Asp di Catanzaro (altro segnale di non benevolenza) ha già proposto ricorso innanzi al Consiglio di Stato. Nella galassia delle mille battaglie sui cavilli burocratici quella di oggi è una delle tante. Importante, ma ancora non decisiva.
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