S. Anna Hospital. Tutti i nodi della partita con l'Asp e il destino legato al contratto 2021

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Sant'Anna hospital di Catanzaro
  16 aprile 2021 07:36

di GABRIELE RUBINO

Un punto fermo e il destino incerto. La decisione dell'Asp di Catanzaro di non sottoscrivere il contratto 2020 con Sant'Anna Hospital è l'epilogo (annunciato) di una lunga vicenda iniziata il primo ottobre dello scorso anno quando la clinica Catanzarese fu investita dall'inchiesta 'Cuore Matto'. Tutto quello che è successo dopo, la richiesta di verifica sull'accreditamento, le lunghissime procedure per il rinnovo e tutta l'esasperazione dei dipendenti, sono inevitabilmente legate a quell'operazione della Procura di Catanzaro secondo cui per anni l'Utic fosse un reparto 'fantasma'. Proprio 'Cuore Matto' e la mancata operatività del reparto di Unità di terapia intensiva cardiologica sono le 'motivazioni' usate dalla terna prefettizia dell'Asp, formata da Luisa Latella, Carmelo Marcello Musolino e Salvatore Gullì, per non apporre la firma al contratto dell'anno scorso che vale circa 25 milioni. Il provvedimento, come ogni atto amministrativo è impugnabile, ma comunque l'Asp ha esercitato un suo potere 'sterilizzando' l'insediamento di un commissario ad acta che decidesse al suo posto. Per altro verso il 'no' dell'ente, dal punto di vista economico-finanziario- è già di per sé un brutto colpo per la struttura, quello mortale può essere la replica dello stesso identico scenario per il contratto 2021. I termini, fissati con il decreto del commissario ad acta Guido Longo (che per la prima volta dopo parecchi anni ha attribuito le risorse complessive alle singole Asp per l'acquisto delle prestazioni di assistenza ospedaliera, ma senza l'indicazione delle singole case di cura), sono già scaduti. I contratti andavano stipulati entro il 31 marzo. Finora non c'è stata nessuna convocazione e, al momento, nessuno conosce le intenzioni dell'azienda sanitaria provinciale. 

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L'ASP AVEVA RICHIESTO LE STESSE PRESTAZIONI DELLA CLINICA ALLE STRUTTURE PUBBLICHE- Certo ci sono alcuni elementi che lasciano intendere che non ci sarà nessun tavolo e nessuna firma. Uno di questi, appreso da La Nuova Calabria, è che il 17 marzo scorso - giusto pochi giorni dopo il decreto di rinnovo dell'accreditamento firmato da Longo- i commissari hanno inviato una richiesta alle strutture pubbliche (ospedali) calabresi. La domanda è se ci fosse l'intenzione di erogare (con acquisto da parte dell'Asp) prestazioni di Utic, Cardiologia, Cardiochirurgia, chirurgia vascolare, anestesia rianimazione e post acuti per un valore di poco meno di 29 milioni di euro. In pratica, una sorta di sondaggio di mercato fra gli enti pubblici per 'sostituire' la clinica Sant'Anna Hospital. Da quanto appreso, non si è andati oltre una generica disponibilità. Oltre a questo tentativo, non va dimentica che le richieste di rinvio a giudizio dei pm della Procura (Bonfadini e Barberio) non sono sono quattro, ma cinque (LEGGI QUI). Quattro persone fisiche e una giuridica. La quinta è proprio Villa Sant'Anna Hospital. Inoltre, la richiesta di risarcimento ultramilionaria da parte della clinica nei confronti dell'Asp non ha certo far saltare di gioia i commissari prefettizi. 

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LE RAGIONI DELLA FIRMA SUL CONTRATTO 2021- All'opposto, a favore della firma del contratto 2021 entrano in ballo altre ragioni. Da un punto di vista sanitario le prestazioni erogate dalla struttura catanzarese - al netto dell'esplorazione del mercato pubblico- non sono facilmente rimpiazzabili. Detta in altri termini, non si trova una clinica che offre servizi di eccellenza come il Sant'Anna Hospital dietro l'angolo e nemmeno in così poco tempo. Altro profilo è la salvaguardia dei livelli occupazionali: non firmando nemmeno per quest'anno si 'condannano' di fatto i 300 dipendenti a tornare a casa. E poi c'è una questione più tecnica. In questo momento, sebbene il Dca firmato da Longo sia pieno di strafalcioni (LEGGI QUI), la clinica è accreditata senza alcun dubbio. E, soprattutto, c'è l'Utic. E si torna al punto di partenza. Il management del Sant'Anna sostiene che era stata la stessa clinica a sospenderne l'attività già nella seconda parte del 2019, in sostanza per carenza di personale. In questo momento è potenzialmente operativa. Dunque, verrebbe meno uno degli ostacoli che è costato la mancata firma sul contratto dell'anno scorso. 

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Una vicenda complessa e che si è progressivamente intricata. Di certo, ancor più che la 'questione' accreditamento, quella del contratto è la vera partita. 

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