"Sono trascorsi oltre quindici giorni da quando il Comitato per il Diritto alla Salute della Valle dell’Esaro ha trasmesso via PEC le quattro Proposte Operative per la sanità territoriale, frutto di un lavoro volontario, rigoroso, documentato e orientato esclusivamente al bene comune.
Nessuna risposta è pervenuta, né formale, né informale, nessun riscontro, nessun confronto. Non possiamo che esprimere stupore e amarezza per questo silenzio istituzionale che suona come una mancanza di rispetto verso la cittadinanza, che quei sindaci dovrebbe rappresentare.
Il nostro comitato è composto da professionisti e persone comuni che si sono messe al servizio della comunità ed anche dei i sindaci, non con semplici proteste ma offrendo gli strumenti per aprire una discussione seria sul futuro della sanità pubblica in questa parte di Calabria, che da anni subisce smantellamenti ed umiliazioni. Lo abbiamo fatto senza alcuna pretesa di protagonismo, pur mantenendo un giudizio critico sulle scelte mancate del passato. Eppure, a fronte di proposte dettagliate, coerenti con le normative e redatte con rigore civile e tecnico, l’unica risposta ricevuta è il vuoto.
Si tratta solo di disinteresse oppure c’è una forma di complicità, magari passiva, con chi vuole depotenziare la sanità pubblica per lasciare spazio a soluzioni private? Se non è così, perché non chiarirlo? La retorica sul diritto alla salute e sul difficile ruolo dei Sindaci non è più tollerabile. Quando si decide di entrare nelle istituzioni si deve essere coscienti delle gravose responsabilità che ci si assume.
Il Comitato non è – né vuole essere – antagonista delle istituzioni. Ma non si può tacere di fronte a un silenzio che sa di rassegnazione o, peggio, di delega in bianco a dinamiche che stanno progressivamente sottraendo il diritto alla cura ai cittadini della Valle dell’Esaro.
Non c’è neutralità quando si parla di accesso alle cure. Il silenzio è una scelta. Chi resta in silenzio si assume la responsabilità delle conseguenze".
E' quanto si legge in una nota a firma del Comitato per il Diritto alla Salute della Valle dell’Esaro.
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