E' quanto emerge dal verbale del Tavolo Adduce riunitosi lo scorso 22 dicembre. Chiesta una nuova versione del Programma operativo Covid
09 marzo 2021 15:06di GABRIELE RUBINO
"Tavolo e Comitato rilevano come, a differenza della quasi totalità delle restanti regioni, la Calabria sia una delle poche regioni ove si registra un decremento di spesa per il personale ancorché la normativa emergenziale abbia destinato importanti finanziamenti per tale settore". E' uno dei paradossi che emerge dal verbale della riunione del 22 dicembre scorso del cosiddetto Tavolo Adduce (il conclave con i burocrati del Mef e del ministero della Salute che vigilano sul piano di rientro della sanità calabrese). Da Roma si sorprendono come, nonostante la necessità dettata dalla pandemia di aumentare gli operatori sanitari sul campo, il numero in realtà è diminuito.
"Di fatto risulta - almeno fino a dicembre e quindi nel pieno della seconda ondata, ndr- che il personale inserito nel sistema in attuazione della normativa emergenziale sostituisce solo in parte il deciso calo del costo del personale dell’intero SSR. Tavolo e Comitato chiedono chiarimenti". "Nel corso della riunione - si legge ancora nel verbale- viene rappresentato che la regione è in ritardo con le assunzioni
previste dai decreti legge covid, in quanto non attivate per tempo le procedure di reclutamento del personale. Sono in corso approfondimenti con le aziende sanitarie".
Una situazione che lascia perplessi i ministeri rilevanti che "rilevano ritardi nell’attuazione dei decreti legge Covid. Rappresentano
l’urgenza di darne piena attuazione in tempi brevi. Ricordano che, anche in passato, a fronte di cospicue autorizzazioni ad assunzioni, le aziende sanitarie della Regione Calabria hanno proceduto a svolgere le attività con estremo ritardo ed, in alcuni casi, non
le hanno avviate".
Ed in effetti proprio sul personale ci sono le principali 'pecche' del Programma Operativo Covid inviato dalla struttura commissariale a inizio dicembre per la preventiva valutazione e che i ministeri hanno chiesto di integrare. "La spesa programmata per il personale nell’anno 2020 (comprensiva degli oneri relativi all’IRAP) è complessivamente valorizzata in 62 mln di euro, comprendendo: 16,6 mln di euro (decreto legge n. 14/2020) per il reclutamento del personale sanitario a tempo determinato, 3,2 mln di euro (decreto
legge n. 18/2020 articolo 1, comma 2) per il reclutamento del personale sanitario a tempo determinato, 7,9 mln di euro (decreto legge n. 18/2020 articolo 1, comma 1) per la remunerazione di particolari condizioni di lavoro del personale, 20,5 mln di euro (decreto legge n. 34/2020, articolo 1) per il potenziamento del personale territoriale, 7,7 mln di euro (decreto legge n. 34/2020 articolo 2, commi 5 e 7) per il potenziamento del personale ospedaliero, e 6,1 mln di euro (decreto legge n. 34/2020 articolo 2, comma 6) per incentivi al personale. Si tratta, in pratica, di una valorizzazione pressoché corrispondente all’intero finanziamento statale riconosciuto per gli interventi in materia di personale con l’eccezione delle risorse stanziate per il recupero delle liste d’attesa con l’art. 29 del
decreto legge n. 104/2020 che risultano accantonate. A fronte di tale valorizzazione, però, non viene data evidenza di interventi pienamente realizzati o da realizzarsi entro l’anno 2020". Si legge nel verbale, sui 7,7 milioni destinate alle unità necessarie a rafforzare le terapie intensive, i ministeri scrivono "nel documento in esame (trasmesso il 2 dicembre 2020) non vi sono elementi che consentono di capire se l’immissione in servizio sia avvenuta o meno, o se sia avvenuta solo parzialmente". "Complessivamente, quindi, sul tema del personale appaiono ancora molto parziali gli interventi effettuati, a fronte di una piena valorizzazione nel prospetto contabile dei relativi costi che, salvo ulteriori elementi forniti dalla Struttura commissariale, potrebbero essere ritenuti non realistici".
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